Premio internazionale alla Libertà
V edizione
Informazione e cultura della libertà
“Alta Corte del Parlamento […],
Chi esalta liberamente ciò che è stato fatto in modo egregio e non
teme di dichiarare, altrettanto liberamente, ciò che potrebbe venir
fatto meglio, vi dà la prova migliore della propria fedeltà, e che
il suo più leale affetto e la sua speranza risiedono nei vostri
atti. La sua lode più alta non è adulazione, e il suo più schietto
ammonimento è una specie di lode. Così, anche se dovessi affermare e
motivare che sarebbe meglio per la verità, il sapere, lo Stato, se
una delle leggi da voi emanate, che indicherei, fosse abrogata, ciò
tuttavia, al tempo stesso, non farebbe che tornare a gran credito
del vostro equilibrato e fermo modo di governare […].
Non so che altro dovrebbe trattenermi dall'indicarvi un caso adatto
per mostrare sia quell'amore della verità che eminentemente
professate, sia quell'integrità di giudizio che non è vostra
abitudine riservare solo a voi stessi, riesaminando quella Legge da
voi emanata per regolamentare la Stampa: che nessun libro, opuscolo
o giornale venga d'ora innanzi stampato a meno che lo stesso non sia
prima approvato e autorizzato da quelli, o da almeno uno di quelli
che a ciò saranno preposti. Non tocco quella parte che giustamente
protegge il diritto d'autore o provvede per i poveri, solo mi auguro
che questi non vengano resi pretesti d'abuso per perseguitare uomini
onesti e laboriosi che non violano la legge sotto nessuno di questi
due profili. Ma di quell'altra clausola di “licenza” dei libri, che
avevamo pensato fosse morta con le sue consorelle quadragesima e
matrimoniale quando i prelati persero il loro potere, mi occuperò
ora con un tale sermone da mettere a nudo di fronte a voi in primo
luogo come i suoi inventori siano proprio quelli che sareste
riluttanti ad ammettere, poi cosa si debba pensare in genere della
lettura, di qualunque specie sia il libro, e che questa Legge nulla
serve per sopprimere quei libri scandalosi, sediziosi e diffamatori
che soprattutto intendeva sopprimere. Infine che servirà
egregiamente a scoraggiare ogni studio e a soffocare la Verità, non
solo disabituando e ottundendo le nostre capacità in ciò che già
conosciamo, ma ostacolando e falcidiando le scoperte che potrebbero
ancora venire fatte nel sapere religioso e civile”.
John Milton, Areopagitica. Discorso per la libertà di stampa,
Bompiani, Milano 2002, pp. 3-9.
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