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8^ RAPPORTO
SUL PROCESSO DI LIBERALIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA

Considerazioni in merito alle concessioni autostradali

di Giorgio Ragazzi

* Professore di Scienze delle finanze, Università di Bergamo

1. Regime tariffario e profitti delle concessionarie

Nel precedente rapporto di Società Libera ho analizzato le differenze tra regimi tariffari basati sulla tariffa-remunerazione e sulla tariffa-scommessa. In Italia, storicamente, tutte le concessioni autostradali sono state assegnate senza pagamento di alcun prezzo allo Stato e senza gara, il che giustificava il potere dello Stato/Regolatore di variare nel tempo le tariffe per limitare il profitto del concessionario al livello ritenuto “congruo” in rapporto al capitale investito (tariffa-remunerazione).
L’origine del cambiamento di regime regolatorio risale alla delibera CIPE dell’aprile 1996 “Linee guida per la regolazione dei servizi di pubblica utilità”, con la quale si introduce nel nostro ordinamento il price cap come criterio tariffario. Quella delibera è vaga sul significato del termine price cap e si presta ad un equivoco che è alla base dei profondi contrasti sulla regolazione delle tariffe in Italia emersi durante la gestione del ministro Di Pietro.
Il punto è che un price cap può applicarsi sia nella logica della tariffa-scommessa sia in quella della tariffa-remunerazione. La differenza è però radicale. Nel primo caso col price cap si fissa l’incremento della tariffa nel tempo senza alcun riguardo per il livello di redditività del concessionario, nel secondo caso col price cap si rinvia solo di alcuni anni (per la durata del periodo regolatorio) la verifica della redditività del concessionario (commisurandola alla RAB – Capitale investito regolatorio). Alla fine del periodo regolatorio però si “rifanno i conti”, rideterminando la tariffa unitaria in modo da riportarla al livello compatibile con la redditività che si intende riconoscere all’impresa (“claw back” dei profitti). L’obiettivo della regolazione tariffaria è dunque, anche col price cap con claw back dei profitti, quello di assicurare al concessionario una redditività “congrua”, evitando extraprofitti.
 

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