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8^ RAPPORTO
SUL PROCESSO DI LIBERALIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA

Comunicazioni e digital divide

di Franco Morganti*

* Ingegnere. Docente di Economia delle Telecomunicazioni al Politecnico di Milano e all’Università di Bergamo, Consulente dell’AGCOM e della Commissione europea.

1. Il concetto di “servizio universale“

Circa trent’anni fa la Commissione europea lanciava studi sull’impatto di una rapida diffusione della larga banda (broadband) sull’ economia europea. Gli studi giunsero alla conclusione che la disponibilità di una rete europea a larga banda avrebbe portato in poco tempo a un sensibile incremento del Pil, rispetto all’ipotesi neutrale. Qualche differenza fra gli Stati membri emergeva, soprattutto dovuta ad aspetti di causalità: in altre parole in alcuni paesi, come la Germania, era dubbio che gli investimenti in queste tecnologie fossero portatori di sviluppo o, al contrario, che lo sviluppo portasse a investimenti in tecnologie. Ma nel complesso l’impatto era considerato molto positivo. Si era persino inventato un nome per una possibile rete integrata europea a larga banda: IBCN.
Naturalmente quella che allora veniva considerata “larga banda” oggi non lo sarebbe più. Si riteneva infatti che “larga banda” fosse tutto ciò che nelle comunicazioni elettroniche non si può considerare “banda stretta”, che era la velocità delle reti telefoniche di allora per lo scambio di messaggi in voce: un massimo di 128 kbit/sec. Già in quegli studi, però, tenuto conto dell’impatto della trasmissione di dati, si arrivò rapidamente alla conclusione che la larga banda dovesse essere considerata tale a partire da 2 Mbit/sec, cioè circa 15 volte tanto, una velocità con la quale non soltanto si può ricevere degnamente un testo, ma anche un’immagine. Tuttavia l’offerta attuale di banda larga, nella sua versione minima, parte ancora da 640 kbit/sec.
Nel frattempo, sia a livello di alcuni Stati membri, sia a livello comunitario, erano state definite regole di “servizio universale” e cioè che “tutti gli utenti, a prescindere dalla loro ubicazione geografica, devono poter fruire di determinati servizi di comunicazioni elettroniche ad un livello qualitativo prestabilito.”

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