8^ RAPPORTO
SUL PROCESSO DI LIBERALIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ
ITALIANA
Trasporto collettivo locale a lezione di inglese
di Marco Ponti* e Francesco Ramella**
* Ordinario di economia applicata, Politecnico di
Milano
** Ingegnere trasportista Premessa
Il settore dei trasporti pubblici locali costituisce
una sorta di unicum nell’ambito dei servizi a rete
in ambito locale. Infatti, mentre negli altri
settori, dall’acqua, all’energia elettrica, al
riscaldamento, all’igiene urbana, si registra in
linea generale un sostanziale equilibrio fra costi
di erogazione e corrispettivi pagati dagli utenti,
in Italia, gli introiti da traffico (biglietti ed
abbonamenti) rappresentano una quota minoritaria, in
media inferiore al 30%, dei costi di produzione dei
trasporti collettivi; il restante 70% è coperto
dalla collettività attraverso l’imposizione fiscale.
Di fronte a tale anomalia, sembra opportuno
riflettere sulla validità delle argomentazioni che
vengono abitualmente addotte a supporto della scelta
di sussidiare i trasporti pubblici e cercare di
valutare quali risultati potrebbero essere
conseguiti in termini di contenimento della spesa
pubblica grazie ad un processo di liberalizzazione.
Perché sussidiare il trasporto pubblico locale?
La motivazione storicamente addotta a sostegno del
finanziamento pubblico del trasporto collettivo era
data dalla volontà politica di garantire alla fascia
di popolazione a più basso reddito il “diritto alla
mobilità”. La trasformazione che ha interessato le
società occidentali nella seconda metà del secolo
scorso, caratterizzata da un significativo aumento
del reddito medio procapite e del tasso di
motorizzazione, ha fatto sì che andasse
progressivamente riducendosi la quota di persone che
possono fare esclusivo affidamento sul trasporto
collettivo per i propri spostamenti;
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