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VI Rapporto sul Processo di Liberalizzazione della Società Italiana

L’anno delle privatizzazioni mancate

di Giuseppe Pennisi*
* Responsabile dell’area economia del settore pubblico presso la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione.

Premessa

Il 2007 sarebbe dovuto essere l’anno (ove non del completamento) quanto meno di un considerevole progresso nel processo di privatizzazione dell’economia italiana iniziato negli Anni Novanta.
Lo annunciò il Presidente del Consiglio Romano Prodi il 6 dicembre 2006 mentre si davano gli ultimi ritocchi alla legge finanziaria per il 2007-2009.
Dopo il risanamento dei conti pubblici ci sarebbe stata la svolta: una politica di crescita il cui architrave sarebbero state proprio le privatizzazioni, coniugate con una forte azione in materia di liberalizzazioni.
Contemporaneamente, veniva annunciata la denazionalizzazione, tramite asta, del 49,9% dell’azionariato Alitalia ancora detenuto dallo Stato (da realizzarsi entro il mese di marzo 2007) e la liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici locali (la cui normativa quadro sarebbe stata varata nel corso dell’anno).
Quelle di Alitalia e dei servizi pubblici locali sarebbero state la madre ed il padre delle altre privatizzazioni (Rai, Poste, Enel, Eni, enti di varia natura operanti a livello tanto nazionale quanto locale).
Sappiamo come è andata.
La madre ed il padre delle privatizzazioni hanno marcato visita: la privatizzazione dell’Alitalia (ora a trattativa privata; una vera asta non è mai stata lanciata) è rinviata, al più presto, alla primavera-estate del 2008 (lo impone il pericolo di dover iniziare una procedura fallimentare a ragione della situazione finanziaria della compagnia), la privatizzazione dei servizi pubblici locali è rinviata sine die.
I dossier sulle privatizzazioni di Rai, Poste, Enel ed Eni sono rimasti nei cassetti dove erano stati lasciati dalla precedente legislatura.
I tentativi di liberalizzazione a livello locale (mercato dei servizi di pubblica utilità e dei taxi, ad esempio) non hanno avuto esiti concreti di rilievo.
Le ultime due relazioni sulle privatizzazioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze al Parlamento (Ministero dell’Economia e delle Finanze, 2006 e 2007) lo confermano: la prima, del giugno 2006, contiene essenzialmente un’analisi della dismissione della partecipazione in Telecom ancora detenuta dallo Stato (nonché dell’aumento di capitale effettuato per evitare il fallimento di Alitalia) ed il secondo, del luglio 2007, presenta unicamente dati sulle operazioni del Gruppo Fintecna.
Nello stesso periodo, invece, nel resto del mondo l’attività di denazionalizzazione è stata intensa come confermano il sito www.privatization.org e il rapporto annuale sulle privatizzazioni della Reason Foundation (Reason Foundation, 2007), nonché il periodico “Privatization Watch”.
In parallelo, rassegne della letteratura su esperienze effettive di politiche di privatizzazioni (Nellis, 2007; Jesiah, 2007; Bortolotti, Micella, 2006) ed analisi teoriche (Ang, Yamada, 2007; Arhend, Winograd, 2006, Calomiris, 2007) provano che denazionalizzazioni e liberalizzazioni contribuiscono positivamente nel medio periodo non solo alla crescita ma anche al miglioramento della distribuzione del reddito.
Non al suo peggioramento, come proclama una scuola di pensiero ancora molto presente in Italia.

 

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