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VI Rapporto sul Processo di Liberalizzazione della Società Italiana

Una pesante involuzione

di Vincenzo Olita*

* Direttore Società Libera

Quando progettammo di redigere un Rapporto annuale sul processo di liberalizzazione della società italiana immaginavamo di monitorare un processo evolutivo, non certamente di evidenziare pesanti fasi involutive avverse all’affermazione di una società sempre più dinamica e aperta.
In questo sesto rapporto, infatti, registriamo non solo la persistenza delle annose condizioni pregresse, ma anche un progressivo affievolirsi di una “volontà politica”, fattore indispensabile lievitante per qualsiasi cambiamento.
Le liberalizzazioni realizzate hanno prodotto risultati modesti, anzi, per molti versi, si ha la sensazione di un’inversione di tendenza.
L’incompleto e complesso iter per la privatizzazione di Alitalia, il fallimento dell’apertura concorrenziale dei servizi pubblici locali, unitamente all’espandersi di quello che ormai viene identificato come “capitalismo municipale”, in cui gli Enti Locali entrano nella gestione di attività economiche, sono solo gli esempi più evidenti di una flebile volontà riformatrice che, d’altronde, non indica nessuna discontinuità rispetto alla precedente legislatura.
La presenza di forme ed interessi corporativi, una timidezza innovativa, l’appannamento decisionale del potere politico, una sostanziale carenza di competenze professionali nell’amministrazione pubblica mal si conciliano con i tempi estremamente rapidi in cui si muove la competitività a livello internazionale.
La presenza di “lacci e laccioli” ha favorito l’espandersi di una ragnatela tale da intrappolare gli stessi tessitori.
Il dipanarla richiede l’opera di intellettuali fini, capaci di comprendere a fondo che la modernizzazione e la competitività del sistema-Paese non passano solamente attraverso l’abbattimento di costi di produzione, sgravi fiscali o qualsiasi altra misura incentivante per la produzione e i consumi. Occorre una cornice politico-isituzionale in grado di emettere chiari ed efficaci segnali di cambiamento soprattutto su modelli culturali, costumi sociali, norme giuridiche, in cui il valore della responsabilità individuale si connoti quale architrave nei rapporti tra le persone e tra queste e la sfera pubblica. E’ necessaria una trasformazione culturale che individui nella vocazione al bene comune un importante parametro per la selezione della classe dirigente, se vogliamo poter disporre di attori sociali essi stessi competitivi e meritocratici.
Purtroppo su questo versante non si registra un quadro incoraggiante nel momento in cui il processo elettorale è ormai ridotto a una mera formalità a causa del meccanismo di nomina dei parlamentari da parte degli apparati politici.
Sarebbe certamente riduttivo propugnare una società liberale se non ponessimo attenzione anche alle regole utili per corrette e trasparenti gestioni aziendali; non a caso questa edizione del Rapporto si è arricchita di una sezione sulla governance e sulla responsabilità di impresa.
E non sembri una contraddizione se nel nostro Manifesto della Libertà proponiamo, tra l’altro, l’abolizione degli articoli 41 e 43 della Costituzione. Siamo convinti, infatti, che sia improprio e retorico contemplare fini sociali dell’impresa in ambito costituzionale, in quanto la responsabilità sociale di un soggetto economico privato attiene proprio alla sua capacità-volontà di posizionarsi sul mercato anche attraverso comportamenti condivisi.

archivio rapporti

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Introduzione

Il miraggio delle liberalizzazioni. Innovazione parassitaria e declino economico

Garanzie e poteri regolatori

Scuola e Università verso il problem solving

Amministrazione e gestione del territorio pratiche di cittadinanza attiva: il bilancio partecipativo

Telecomunicazioni: l’ultimo passo

Governo e responsabilità di impresa: i nuovi paradigmi e l’Italia

Il sistema dell’informazione. Specchio e complice della crisi italiana

L’anno delle privatizzazioni mancate

La sicurezza e le sue trasformazioni