VI Rapporto sul Processo di Liberalizzazione della Società Italiana
Telecomunicazioni: l’ultimo passo
di Franco Morganti*
* Ingegnere, docente di Economia delle Telecomunicazioni al Politecnico
di Milano e all’Università di Bergamo, consulente dell’AGCom e della
Commissione europea.
Premessa
Il servizio di telecomunicazioni è stato uno dei primi, fra i servizi
a rete, a conoscere iniziative di liberalizzazione in vari paesi.
Basti pensare alla licenza accordata dalla Oftel, l’autorità inglese,
alla Mercury nel 1982, in competizione col monopolista British Telecom,
che precedette anche la decisione antitrust della Corte Suprema
americana nel 1984 di disaggregare il Bell System organizzato nella AT&T.
La Commissione europea iniziava col Libro Verde del 1987 la sua attività
regolatoria del settore.
L’Italia arrivava con la legge 249 e con il regolamento n. 318 del 1997,
proprio alla vigilia della scadenza stabilita da Bruxelles e nel momento
in cui la Commissione iniziava già la Review, cioè la prima revisione
delle regole.
L’AGCom, l’Autorità italiana di regolmentazione delle comunicazioni,
veniva istituita nel 1998: avevamo 15 anni di ritardo rispetto a inglesi
e americani.
Ma già nel 1997 il governo italiano, nel rispetto di un accordo fra Van
Miert e Andreatta, aveva lanciato un’offerta pubblica di vendita sulla
Stet, nel frattempo rinominata Telecom Italia.
Con una privatizzazione che ha preceduto ogni processo di
liberalizzazione si sono create le premesse per successivi guai delle
telecomunicazioni italiane: perché poi ogni provvedimento che si
risolvesse in una riduzione del patrimonio di Telecom Italia sarebbe
stato considerato come un oltraggio alla proprietà privata.
E anche oggi siamo tormentati dallo stesso problema, come vedremo nel
seguito.
|
|