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V Rapporto sul Processo di Liberalizzazione della Società Italiana

SCUOLA 2006: L’AUTONOMIA AL CENTRO DELL’ATTENZIONE

Stefania Fuscagni*

PARTE PRIMA

1. PREMESSA GENERALE
Con il 5° Rapporto si fotografa un anno, il 2006, che ha visto un’accesa campagna elettorale - in particolare sul fronte della scuola - e un cambio della maggioranza di governo. L’eterogeneità della compagine governativa, specialmente in tema di liberalizzazioni, unita alla superiorità di misura in uno dei due rami del Parlamento, sembrano aver indotto il Ministro della Pubblica Istruzione ad operare entro limitati spazi in ambito parlamentare e ad operare attraverso atti amministrativi, magari profittando dell’opportunità di un ridisegno delle funzioni a seguito della separazione del Ministero della Pubblica Istruzione dal Ministero dell’Università e Ricerca. Così operando, il Ministro ha raggiunto nella sua azione due chiari obiettivi: contenere la difficile e reattiva ‘piazza’ della scuola e ‘disinnescare’ una Riforma, quella Moratti, definitivamente approvata anche sul fronte dei decreti delegati.
La prima parte del Rapporto è dedicata, dunque, al tentativo di ricostruire il disegno sotteso ai singoli provvedimenti assunti, mentre la seconda parte si sposta dal piano legislativo per inoltrarsi, attraverso una lettura interna, nella prassi della scuola così com’è venuta a configurarsi a seguito della Legge sull’autonomia del Ministro Berlinguer (1999). E’ infatti questo il provvedimento al quale il Ministro Fioroni intende riferirsi e sul quale dichiara di fondare la sua azione. Nel corso dell’intero rapporto, vien fatto costantemente riferimento a tre dati presenti in tutta la loro pesantezza nell’ordinamento, la cui correzione o rimozione sono da considerare un prerequisito per poter parlare di una scuola protagonista di un processo di liberalizzazione. Essi sono: un sistema scolastico pubblico statale al 97%; la totale assenza di una progressione di carriera per merito e la persistenza dell’unico criterio dell’anzianità per gli insegnanti; l’assenza di protagonismo dei genitori nella scelta dell’educazione dei figli. Un quarto, che la scuola ha in comune con le altre istituzioni pubbliche del nostro Paese, consiste nella quasi totale assenza di una cultura della valutazione. Per questo, in appendice al Rapporto, sono state inserite tabelle comparative europee sulla valutazione della qualità nella formazione iniziale degli insegnanti.

* Professore ordinario di Storia Antica, Università di Firenze

 

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