V Rapporto sul Processo di Liberalizzazione della Società Italiana
UN DEFICIT CULTURALE
Vincenzo Olita*
Il 5° Rapporto, come i precedenti, viene alla luce contemporaneamente
allo svolgersi di una intricata matassa finanziaria, economica e, non
ultimo, politica, che evidenzia la realtà dei processi di
liberalizzazione.
Infatti, se alcuni nostri appuntamenti sono coincisi con la crisi FIAT e
con la questione Banca d’Italia, quest’anno è il nodo Telecom che,
intrecciandosi con orientamenti, nel migliore dei casi protezionistici,
sul futuro del sistema delle telecomunicazioni, funge da cartina di
tornasole, indicando il modesto livello di penetrazione della cultura
liberale nel Paese.
La salvaguardia dell’ ”italianità”, l’enfasi sul ruolo strategico di un
comparto, la sicurezza nazionale, lo spessore imprenditoriale del nostro
capitalismo sono diventati per la classe politica, intesa nella sua
interezza, fondamentali preoccupazioni a scapito di necessarie priorità,
quali la difesa di una sana economia di mercato, della competitività,
dell’interesse degli utenti e dei risparmiatori. Vi è sempre una buona
ragione affinché Stato e politica non arretrino, vi è sempre
un’opportuna occasione per non collocarsi nel ruolo che loro compete:
quello strategico di regolatore e di attento controllore.
Le mini liberalizzazioni attuate non bastano certo a compensare né
l’insufficiente riforma delle professioni, né la tendenza degli Enti
Locali, già evidenziata nell’ultimo rapporto, a gestire attività
economiche e servizi, costituendo una mole considerevole di organismi ed
imprese, con varie ragioni sociali, operanti spesso in regime di
monopolio.
Al riguardo, vi è una questione che prima o poi bisogna che si apra:
ruolo, efficacia ed efficienza delle Autority. Come Società Libera
abbiamo già avuto modo di lanciare un allarme sulla proliferazione e sul
rapporto, non propriamente nitido, tra sistema politico e cosiddetti
Poteri Neutri.
Sul versante della competitività del Paese non occorre spendere molto.
Al di là delle innumerevoli classifiche internazionali, la situazione
resta pressoché stagnante. Si alternano le coalizioni governative, si
susseguono i ministri, ma nodo e strozzatura del sistema burocratico
restano invariati. Immutabilità, peso e costo della burocrazia sono il
migliore indicatore di quanto sia uniforme e costante l’inefficienza
dell’azione politica rispetto alla modernizzazione e al cambiamento.
Come Società Libera siamo sempre più convinti della necessità che il
Paese, nel suo complesso, debba intraprendere una corale profonda
revisione di certezze e conformismi culturali, al di là di convenienze
imposte dalla quotidianità politica.
Certamente, occorre anche riflettere sullo spessore, sia imprenditoriale
che culturale, del nostro capitalismo, irrobustendolo; così come occorre
riflettere sul rapporto tra mondo finanziario e sistema dei partiti,
troppo spesso sofferente di collateralismo.
E’ un passaggio necessario per il futuro e le prospettive del
liberalismo, così come noi vogliamo intenderlo.
* Direttore Società Libera
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