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M.L. Lanzillo, Tolleranza, il Mulino, 2001 pp.176 € 9,30

Questo profilo ricostruisce la vicenda storico-concettuale della tolleranza. Dalle sue origini teologiche negli scritti di Agostino, attraverso i secoli delle guerre civili di religione che devastarono l'Europa, da Bayle, a Locke, a Voltaire, fino alla Dichiarazione francese, il concetto di tolleranza viene descritto in relazione alla costruzione del sistema statuale e ai due soggetti che in esso si confrontano, il sovrano e i cittadini. Oggi il ruolo della tolleranza è tornato di grande attualità nel dibattito politico, segnato in generale dalla crisi dell'intero paradigma politico fondato sul concetto di Stato. La nuova sfida ci impone, allora, di riconsiderare le modalità dell'azione politica riproponendo la questione della democrazia e della giustizia sociale, dei diritti e dell'uguaglianza. In pratica, occorre andare oltre la tolleranza.


F.Raniolo, La partecipazione politica, il Mulino, 2002 pp.260 € 13,00

Nelle democrazie consolidate, così come in quelle di più recente formazione, la partecipazione politica rappresenta una funzione fondamentale, suscettibile di oscillare fra i poli dell'entusiasmo e della delusione. Il volume illustra questo complesso, contraddittorio e mutevole fenomeno rispondendo agli interrogativi fondamentali: che cos'è la partecipazione politica, chi partecipa, perchè partecipa e come partecipa. Essa è analizzata per coppie di opposti: strumentale e simbolica, diretta e indiretta, latente e manifesta, convenzionale e non, attiva e passiva. Della partecipazione sono poi tracciate le principali e più recenti trasformazioni qualitative e quantitative verificatesi negli ultimi anni in Italia e in Europa.


Niall Ferguson, Soldi e potere nel mondo moderno, Ponte alle Grazie, pp.650 € 25,82

Nel commentare questo libro, Sergio Romano ha definito l'autore: ""Il più originale e promettente degli storici inglesi". Con argomentazioni straordinariamente colte ed un abile uso del paradosso, infatti, Ferguson ha avuto il merito di scardinare la vecchia idea secondo la quale sono "i soldi a far girare il mondo. Un'idea - in verità - non soltanto vecchia ma anche "straordinariamente resistente"; dalla Bibbia a Marx, da Keynes a Hobswam, raramente è stato messo in dubbio che sia lo sviluppo economico il principale motore dell'evoluzione economica. Per Niall Ferguson, il più discusso degli storici moderati inglesi, questa ipotesi è stata contraddetta dalla Storia. E' sì vero, infatti, che a partire dal Settecento la gestione del denaro si è rivelata cruciale per la sopravvivenza e il successo delle nazioni, ma non è stata l'economia a plasmare il mondo. E' piuttosto dagli eventi politici, e soprattutto dalle guerre, che sono nate le istituzioni tipiche delle democrazie moderne: burocrazie esattoriali, banche centrali, mercati obbligazionari, borse. E l'evoluzione dei parlamenti e dei partiti è dipesa in grande misura da conflitti politici interni, che vertevano spesso su temi non economici quali la religione e l'identità razionale. L'indicazione di metodo, dunque, è chiara: è la politica a fare l'economia e non viceversa.


P.Costa, D.Zolo, a cura di, Lo Stato di diritto, Feltrinelli, pp.846 € 35,00

Frutto di una ricerca svolta presso il Dipartimento di Teoria e Storia del Diritto dell'Università di Firenze, quest'opera è una ricostruzione storico-teorica dello Stato di diritto e una discussione critica delle sue strutture normative, politiche e costituzionali: la limitazione giuridica del potere, la lotta contro l'arbitrio, la divisione dei poteri, la tutela dei diritti soggettivi.
L'espressione "Stato di diritto" - o rule of law, nella dizione inglese - ha conosciuto in anni recenti un notevole successo. Essa si è diffusa non soltanto nell'ambito della cultura politico-giuridica, ma anche e sopratutto negli interventi dei commentatori politici e nelle pagine dei quotidiani. "Stato di diritto" è ormai una formula utilizzata per definire l'immagine stessa della civiltà occidentale e per contrapporla alle altre civiltà. Tuttavia la sua nozione resta incerta sul piano teorico e controversa su quello politico. E' incerta a causa della sua debole determinazione analitica, per cui viene spesso confusa con lo Stato liberale, lo Stato democratico o lo Stato costituzionale. Ed è una nozione controversa perché la dottrina dei diritti dell'uomo, a cui essa è strettamente connessa, viene vista con un certo sospetto dalle culture non occidentali, che le imputano una pretesa universalistica di ispirazione neo-coloniale.

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