Un accordo del libero popolo di Inghilterra
offerto come una offerta di pace alla nazione afflitta
da
Luogotenente Colonnello John Lilburne, Maestro William Walwyn,
Maestro Thomas Prince e Maestro Richard Overtorn,
prigionieri nella Torre di Londra, il primo maggio 1649.
Benedetti siano i facitori di pace, perché essi saranno chiamati figli di Dio.
(Matt. 5:9)
Un avviso ad ogni persona:
Se le afflizioni rendono gli uomini saggi, e la saggezza guida verso la felicità, allora certamente questa nazione non è molto distante da una tale situazione, come può verificare, se non esserne ben certa, ogni parte del mondo: avendo durante alcuni anni nel passato bevuto a fondo dalla coppa della miseria e del dolore. Noi benediciamo Dio perché le nostre coscienze sono libere dall'aggiungere afflizione ad afflizione, avendo sempre lavorato, fin dall'inizio della nostra pubblica follia, per comporre e riconciliare: e noi dovremmo stimare come coronamento di tutta la nostra felicità temporale, il fatto che noi possiamo ancora essere strumenti nel procurare la pace e la prosperità di questa Repubblica, la terra nella quale siamo nati.
Perciò, in accordo con la nostra promessa durante la nostra ultima manifestazione del 14 aprile 1649 (della cui necessità e giustezza restiamo persuasi), come offerta di pace al libero popolo di questa nazione, noi proponiamo l'Accordo che segue, non conoscendo altro mezzo più efficace per mettere fine a tutti nostri timori ed i nostri guai.
E' una strada di compromesso, sebbene agli inizi abbia fatto sussultare assai alcuni in posizione di elevata autorità; tuttavia, in accordo con la sua natura di verità, ha trovato la sua strada nelle intelligenze, e messo radici nei cuori e nei sentimenti di molti uomini, cosicché noi abbiamo un reale motivo di sperare (qualunque cosa accada di noi) che i nostri ardenti desideri e i nostri sforzi per il bene del popolo non finiranno tutti insieme annullati e frustrati.
Per tutte le cose, la vita è un giusto uso e una giusta applicazione, cosa che non è il nostro lavoro soltanto, ma ciò che la coscienza di ogni uomo deve ricercare da se stessa, senza sognare di altre stagioni o opportunità. E questo noi crediamo convincerà tutte le persone ingenue che noi non siamo quelle selvagge, irrazionali, pericolose creature che siamo stati calunniati di essere; infatti questo Accordo è il termine finale e tutto lo scopo dei nostri desideri e delle nostre intenzioni riguardo al governo di questa nazione, nel quale noi ci fermeremmo soddisfatti e acquiescenti. Neppure noi abbiamo mai dato ad alcuno una giusta motivazione per crederci peggiori, con alcuna cosa da noi detta o fatta, o che alla fine potrebbe finire per essere messa in dubbio; a meno che si tralasci di prendere in considerazione l'interesse di coloro che ben poco cristianamente si sono presi delle libertà con la nostra buona reputazione; tuttavia, noi siamo obbligati a confrontarci con uomini di tali interessi, poiché essi sono oppositori di ogni punto di questo Accordo, mentre neppure l'innocenza del nostro Salvatore o dei Suoi Apostoli potrebbe fermare le bocche di costoro, le cui dottrine e pratiche coprono il loro interesse. Perciò se almeno i nostri amici potessero valutare con quali interessi quegli uomini abbiano relazione, mentre dicono o sussurrano le loro calunnie contro di noi, essi troverebbero la motivazione della loro opposizione a noi, e ci risparmierebbero un grande impegno di lavoro nel giustificarci, dal momento che è gran segno di una causa sbagliata, che le calunnie prendano il posto delle argomentazioni.
Noi benediciamo Dio perché ci ha dato il tempo ed il cuore di condurre l'impresa a questo punto; che cosa Egli abbia ancora a fare per noi è conosciuto solo alla Sua saggezza, alla cui volontà e piacere noi ci sottometteremo volentieri; se noi guardiamo con gli occhi della fragilità, noi vediamo nemici come i figli di Anak, ma noi vediamo più gente dalla nostra parte che contro di noi, se guardiamo con gli occhi della fede e della confidenza in un giusto Dio ed in una causa giusta.
Dalla nostra immotivata prigionia nella Torre di Londra, il 1 maggio 1649
John Lilburn.
William Walwyn.
Thomas Prince.
Richard Overton.
Ed ecco l'Accordo.
Dopo la lunga e noiosa prosecuzione di una guerra del tutto innaturalmente crudele, e nata in casa, causata dalle divisioni e dai tumulti tra noi, disordini cresciuti dalla incertezza del nostro governo, e dall'esercizio di un illimitato o arbitrario potere, come quello attribuito ad autorità supreme ed anche subordinate, quando infinite offese e intollerabili oppressioni sono state poste su di noi. Ed avendo compreso dopo otto anni di esperienza e di aspettative che tutti gli sforzi finora impiegati, o tutti i rimedi finora applicati, hanno piuttosto accresciuto che diminuito la nostra follia, e che se non sarà velocemente prevenuta una nostra nuova caduta in fazioni e divisioni, questa non solo ci priverà del beneficio di tutte quelle meravigliose vittorie che Dio ci ha garantito contro cose come la lotta contro la nostra schiavitù, ma anche ci esporrà prima alla povertà e alla miseria, poi alla distruzione da parte di nemici stranieri.
Ed essendo seriamente desiderosi di fare un giusto uso della opportunità che Dio ci ha dato, di rendere questa nazione libera e felice, di riconciliare le nostre differenze, e di riportare ancora una volta tra noi una perfetta amicizia, affinché noi possiamo, limpidi nella coscienza, stare di fronte a Dio Onnipotente, perché non compromessi con qualche interesse corrotto o qualche vantaggio privato, affinché possiamo mostrare a tutto il mondo che i nostri sforzi non provenivano da rancore verso alcuno, o da ostilità verso le opinioni, ma al contrario erano in relazione con la pace e la prosperità della Repubblica, e allo scopo di prevenire quei disordini, e di rimuovere quelle offese, Noi, il libero Popolo di Inghilterra, al quale Dio ha dato cuori, mezzi e opportunità per farlo, sottomettendoci alla Sua saggezza, nel Suo nome, e desiderando che l'equità di tutto questo sia alla Sua preghiera e alla Sua gloria, Noi concordiamo di rendere certo il nostro governo, di abolire tutti i poteri arbitrari, e di porre limiti e vincoli sia alle nostre autorità supreme che a quelle subordinate, e di eliminare tutte le offese note.
E di conseguenza dichiariamo e rendiamo pubblico a tutto il mondo
che noi abbiamo concordato quello che segue:
I.
Che la suprema autorità dell'Inghilterra e dei territori in essa incorporati, sarà e risiederà d'ora in avanti in una Rappresentanza del Popolo consistente di quattrocento persone, e non di più; nella cui scelta (secondo il diritto naturale) tutti gli uomini in età di ventuno anni e oltre (che non siano servi, o che non vivano di carità, o che non abbiano servito sotto l'ultimo Re o in armi o fornendo contributi volontari) avranno la loro voce; e che possano essere eletti a quel supremo consorzio anche coloro che servirono il Re, dopo esserne stati esclusi per dieci anni soltanto. Tutte le materie concernenti la distribuzione dei suddetti quattrocento membri in proporzione alla rispettive parti della nazione, i diversi luoghi ove esercitare l'elezione, il modo di dare e prendere la parola, con tutti le altre cose di simile natura, dirette a completare e rendere identici i procedimenti della elezione, così come il loro salario, sono rinviate alle risoluzioni del presente Parlamento, in modo tale che la prossima Rappresentanza possa trovarsi nella certa capacità di riunirsi con sicurezza, al momento qui indicato; e che tali materie siano meglio regolate dai futuri Rappresentanti.
II.
Che duecento dei quattrocento membri, e non meno, siano considerati e accettati una valida Rappresentanza (in numero di votanti); e la maggioranza dei votanti presenti assumerà decisioni per tutta la nazione. Il luogo della sessione, e la scelta di un Presidente, con altre questioni di simile natura, sono rinviate alla cura di questa e delle future Rappresentanze.
III.
E affinché tutti i pubblici ufficiali siano controllabili con certezza, e affinché nessuna fazione sia costruita per sostenere interessi corrotti, nessun ufficiale stipendiato o dall'esercito o da una guarnigione, né qualunque tesoriere o esattore di denaro pubblico, saranno (fintantoché tali), eletti tra i membri di una Rappresentanza; e qualora, in ogni momento, un avvocato fosse votato, egli non potrà praticare l'avvocatura durante tutta la durata di quella Assemblea. Questo per identica ragione a prima, ma anche affinché tutti siano capaci di obbedienza come di governo.
IV.
Che nessun membro del presente Parlamento possa essere eletto nella prossima Rappresentanza, né ogni membro di una futura Rappresentanza potrà essere scelto per la Rappresentanza immediatamente seguente: ma potranno di nuovo essere eletti, trascorsa una rappresentanza. Né ogni membro di qualunque Rappresentanza potrà essere fatto esattore, tesoriere, o altro ufficiale, durante quell'impiego.
V.
Per evitare i molti rischi e gli inconvenienti derivanti apparentemente dalla lunga permanenza della stessa persona in una autorità, noi concordiamo, che questo presente Parlamento terminerà il primo mercoledì del prossimo agosto 1649 e da quel momento in avanti non avrà potere né autorità; nel frattempo ordinerà e dirigerà l'Elezione di una nuova ed eguale Rappresentanza, secondo la precisa intenzione di questo nostro Accordo; e così come la prossima Rappresentanza potrà sedere e riunirsi in potere e autorità come una effettiva Rappresentanza il giorno seguente; vale a dire, il primo giovedì dello stesso agosto 1649.
VI.
Noi concordiamo che, se il presente Parlamento ometterà di ordinare tale elezione o riunione di una nuova Rappresentanza; o se con qualunque mezzo impedirà il lavoro di quel consesso; noi concordiamo che in tal caso noi procederemo per la seguente Rappresentanza ad eleggere in quei luoghi e secondo quel metodo e numero già usuale nella scelta dei Cavalieri e dei Rappresentanti dei Borghi; osservando solo l'eccezione di quelle persone non eleggibili o non elettori, già menzionate prima nel primo, terzo e quarto articolo di questo Accordo; poiché è irragionevole, o che noi si sia trattenuti da nuove, frequenti e successive Rappresentanze, o che l'autorità suprema cada nelle mani di coloro che hanno manifestato disaffezione alla nostra comune libertà, e collaborato alla schiavitù della nazione.
VII.
E per evitare che la suprema autorità cada nelle mani di chiunque il popolo non abbia scelto, e non avrà scelto,
Noi abbiamo deciso e noi concordiamo (se Dio lo vorrà) che una nuova Rappresentanza sarà pronta il primo giovedì nel detto prossimo agosto: l'ordinamento e la disposizione dei membri, così come la scelta del presidente, e altre circostanze simili, sono qui stesso lasciate alla loro discrezione: ma nell'estensione e nell'esercizio del potere, l'indirizzo e le regole di questo accordo dovranno essere seguite; e sono fin da ora autorizzati e richiesti, secondo il loro migliore giudizio, di stabilire delle regole per una futura ed uguale ripartizione, e per l'elezione del Membri, così come qui è inteso e comandato che sia fatto, dal presente Parlamento.
VIII.
E per il mantenimento della suprema Autorità (in ogni tempo) interamente nelle mani di quelle persone che saranno scelte come detto - noi concordiamo e dichiariamo: che la prossima e ogni futura Rappresentanza, continuerà a rimanere nei pieni poteri per lo spazio di un intero anno; e che il popolo di conseguenza sceglierà un Parlamento una volta all'anno, in modo tale che tutti i membri del detto possano essere in grado di riunirsi e prendere il posto della Rappresentanza uscente; il primo giovedì di ogni agosto per sempre, a Dio piacendo; inoltre (per la stessa ragione) che la prossima o qualunque futura Rappresentanza essendosi riunita, possa continuare la sua sessione quotidianamente senza intromissioni per quattro mesi almeno; e dopo di ciò abbia libertà di aggiornarsi di due mesi in due mesi, se e come i suoi membri ne vedano la ragione, finché l'anno non sia terminato; ma non resteranno in sessione più a lungo di un anno sotto pena di tradimento per ogni membro che superi quel termine; e nei tempi di sospensione non sia eretto un Consiglio di Stato, ma si rinvii la gestione degli affari negli intervalli ad un Comitato composto da loro membri, fornendo, e rendendole pubbliche, istruzioni che in nessun modo contraddicano questo accordo.
IX.
E che nessuno d'ora in avanti possa essere ignorante o in dubbio circa il potere della Suprema Autorità, e circa gli affari, argomenti sui quali dovrà essere capace di conversare ed esercitato: noi concordiamo e dichiariamo, che il potere della Rappresentanza si estenderà senza il consenso o la partecipazione di qualunque altra persona o persone:
1-Al mantenimento della pace e dei commerci con le nazioni estere.
2-Alla difesa di quelle salvaguardie e sicurezze delle nostre vite, libertà, proprietà e beni immobili, contenute nella Petizione dei Diritti, fatte e attivate nel terzo anno dell'ultimo re.
3-Alla raccolta di denaro ed in generale a tutte le azioni che appariranno evidentemente condurre a quei fini, o all'allargamento della nostra libertà, alla riparazione dei torti e alla prosperità della Repubblica.
Per la cui sicurezza, avendo con piena esperienza imparato che il prevalere di interessi corrotti inclina potentemente la maggior parte degli uomini, una volta che abbiano affidata l'autorità, a pervertire l'autorità stessa in loro proprio dominio, a pregiudizio della nostra pace e delle nostre libertà, noi in aggiunta e di conseguenza concordiamo e dichiariamo:
X.
Che noi non diamo i poteri né diamo la responsabilità ai detti rappresentanti di mantenere in vigore, o di fare, qualunque legge, impegno o accordo, per mezzo della quale costringere con delle sanzioni o altrimenti qualunque persona a qualunque cosa in o relativamente a materie di fede, religione o fede in Dio, o limitare qualunque persona dalla professione della sua fede, o dall'esercizio della religione secondo la sua coscienza, poiché nulla ha causato maggiori follie e maggiori furie in tutti i tempi, che la persecuzione o le molestie per questioni di coscienza sulla o intorno alla religione.
XI.
Noi non diamo loro il potere di arruolare a forza o costringere chiunque a servire in guerra in mare o in terra, poiché la coscienza di ognuno deve essere persuasa della giustezza di quella causa nella quale egli mette a repentaglio la sua propria vita, o può distruggerne altre.
E per acquietare tutte le controversie, ed abolire ogni inimicizia e rancore, al massimo che sia ora possibile fare per noi,
XII.
Noi concordiamo, che dopo la fine del presente Parlamento, nessuno sarà investigato per qualunque cosa detta o fatta in riferimento alle ultime guerre, o pubbliche controversie; oppure (per qualunque cosa detta o fatta) eseguendo le decisioni dell'attuale Parlamento, contro coloro che hanno supportato il re contro le libertà del popolo; e fatto salvo che i gestori del pubblico denaro ricevuto, rimarranno responsabili per lo stesso.
XIII.
Che qualunque privilegio o esenzione di chiunque dalle leggi, o dal corso ordinario delle procedure legali, in virtù di qualunque possesso, assegnazione, carta, patente, grado o nascita, o di qualunque luogo di residenza, o rifugio, o privilegio del Parlamento, sia d'ora in avanti inefficace e nullo; e che lo stesso non sia rifatto o rinnovato di nuovo.
XIV.
Noi non diamo loro potere di giudicare su qualunque persona o patrimonio, quando nessuna legge sia stata prima provveduta, né di dare potere ad alcuna altra corte o giurisdizione di farlo; perché se non vi è legge, non vi è trasgressione, della quale uomini o magistrati debbano prendere conoscenza; neppure noi diamo loro poteri di porsi in mezzo alla esecuzione di qualunque legge.
XV.
E affinché noi possiamo eliminare tutte le rimostranze da lungo tempo stabilite, e perciò per quanto a lungo noi siamo capaci, allontanare ogni causa di lamentela, e non più oltre dipendere dall'incerta inclinazione dei Parlamenti a rimuoverle, né disturbare noi o loro con petizioni dopo petizioni, come è stato costume, senza frutti né benefici; e non conoscendo alcuna causa per la quale qualcuno dovrebbe lagnarsi perché le eliminiamo, eccetto quelli che abbiano vantaggio dalla loro permanenza, o sono in relazione con interessi corrotti, che noi non dobbiamo tenere in considerazione.
Noi concordiamo e dichiariamo
XVI.
Che non sarà nei poteri di alcuna Rappresentanza, punire, o fare si che sia punito, chiunque, per essersi rifiutato di rispondere a domande contro se stesso in una causa penale.
XVII
Che non sarà in loro potere, dopo la fine della prossima Rappresentanza, continuare o costituire qualunque azione legale che sia più lunga di mesi sei nella determinazione finale di qualunque causa dopo tutti gli appelli; né di proseguire o agire legalmente in qualunque altra lingua che non l'Inglese, né intralciare una o più persone dal difendere la loro propria causa, o di fare uso di chiunque essi vogliano per difenderla.
La definizione di queste ed altre simili clausole di questa natura contenute in questo Accordo, e che non possono essere ora perfezionate in tutti i particolari da noi, noi pensiamo sia il vero lavoro di Rappresentanti degni di fede.
XVIII.
Che non sarà in loro potere mantenere in vita o fare qualunque Legge per limitare o impedire a chiunque, di lavorare o commerciare in ogni luogo al di là dei mari, dove chiunque di questo paese è libero di lavorare.
XIX.
Che non sarà in loro potere levare dazi su qualunque forma di cibo, o qualunque altra merce, articolo o derrata, più in là che quattro mesi dopo l'inizio della prossima Rappresentanza, essendo entrambe le cose estremamente gravose e oppressive per il lavoro, e assai costose nell'incasso, in quanto i denari spesi in quello (se raccolti come lo furono gli appannaggi) si accrescerebbero di molto fino a superare gli oneri pubblici; e giacché tutte le somme da incassare sono prelevate a carico del popolo; così oppressivi ed onerosi modi (di tassazione) non saranno mai più ripetuti; neppure essi raccoglieranno somme in alcun altro modo (dopo il detto termine), che non per mezzo di un tasso uguale in contante su ogni bene immobile o personale nel paese.
XX.
Che non sarà in loro potere fare o mantenere in vita una Legge, in forza della quale le proprietà immobiliari o personali, o una qualunque loro parte, siano esentate dal pagamento dei debiti dei loro proprietari; o imprigionare chiunque per debiti di qualunque natura, essendo ciò non cristiano in se stesso, e di nessun vantaggio per i creditori, ed insieme un discredito ed un pregiudizio per la Repubblica.
XXI.
Che non sarà in loro potere mantenere in vigore qualunque legge, per mandare a morte chiunque, eccetto che per omicidio, o altro come i crimini atroci distruttivi della società umana, o per aver costretto con la forza a distruggere questo nostro accordo, ma essi impiegheranno il massimo sforzo per attribuire punizioni proporzionali alle offese: cosicché le vite, i corpi, le libertà e le proprietà degli uomini, non possano essere soggette ad esproprio in seguito a minime o stupide cause, come è successo; e metteranno ogni cura per salvaguardare ogni genere di persone dalla malvagità, dalla miseria e dalla mendicità: né i beni di un delinquente di reato criminale si troveranno ad esser confiscati, se non in caso di tradimento; ed in tutti gli altri reati criminali sia data una ricompensa alle parti danneggiate, tanto con i beni del malfattore, quanto con la perdita della vita, secondo la coscienza dei giudici.
XXII.
Che non sarà nei loro poteri mantenere in vigore o fare una Legge, per privare chiunque, in caso di processi per la vita, la libertà o la proprietà, dal beneficio della testimonianza, per suo o loro conto; né priveranno chiunque di quei privilegi e di quelle libertà contenute nella Petition of Rights, fatta nell'ultimo anno del re Carlo.
XXIII.
Che non sarà nei loro poteri mantenere in vigore la Lagnanza delle Decime, oltre al termine della prossima Rappresentanza; nel qual tempo, essi faranno sì di dare ragionevole soddisfazione a tutti coloro che ne godono; neppure essi obbligheranno con pene o altrimenti, nessuno, a pagare per il mantenimento dei Ministri (delle Chiese), nessuno che in piena coscienza non si possa a tali (Ministri) sottomettere.
XXIV.
Che non sarà nei loro poteri imporre Ministri sulle rispettive parrocchie, ma sarà data piena libertà ai parrocchiani di ogni singola parrocchia, di scegliere quello che abbiano approvato da se stessi; e secondo quei termini, e per quel salario, al quale essi stessi saranno disposti a contribuire, o che concorderanno contrattualmente. Presupposto che nessuno sarà un elettore, che non sia anche nella capacità di eleggere i Rappresentanti.
XXV.
Che non sarà nei loro poteri mantenere in vigore o fare una Legge, per alcun altro metodo di giudizio, o processo per la vita, la libertà, o la proprietà, se non per mezzo di dodici uomini della zona, posti sotto giuramento; che dovranno essere scelti liberamente dal popolo; che dovranno essere incaricati prima del termine della prossima Rappresentanza, e non trovati o imposti, come fino ad oggi in molti luoghi è stato fatto.
XXVI.
Essi non interdiranno chiunque dall'occupare qualunque ufficio nella Repubblica, a causa di opinioni o pratiche religiose, con l'eccezione del voler mantenere la supremazia dei Papi (o di altri stranieri).
XXVII.
Che non sarà nei loro poteri imporre un pubblico ufficiale su qualunque Contea, Distretto, Città, Borgo o Villaggio; al contrario, coloro che avranno la capacità di scegliere Rappresentanti secondo questo accordo, sceglieranno tutti i loro pubblici ufficiali destinati in qualunque modo ad amministrare la Legge nei loro rispettivi luoghi, per un intero anno, e non oltre, e così di anno in anno; questo è un modo adatto ad evitare le fazioni ed i partiti.
E affinché nessuno possa avere una giusta causa per lamentarsi, a ragione della distrazione di imposte e tasse, noi concordiamo,
XXVIII
Che la prossima, e tutte le future Rappresentanze, manterranno esattamente la pubblica affidabilità, e daranno pieno rendiconto, per tutte le garanzie, i debiti, gli arretrati o i danni, a buon titolo pagabili dal Tesoro pubblico; e confermeranno e convalideranno tutti i corretti acquisti e contratti pubblici che sono stati, o saranno, fatti; salvo che la prossima Rappresentanza può confermare o invalidare, in tutto o in parte, qualunque donazione di terra, denaro, uffici, o altrimenti, fatta dal presente Parlamento, a qualunque membro della Camera dei Comuni, o a qualcuno dei Pari, o a qualcuno dipendente da qualcuno di loro.
E poiché nulla può mettere in grande pericolo la Repubblica, quanto la realizzazione del fatto che il potere Militare divenga, con qualunque mezzo, superiore a quello civile,
XXIX.
Noi dichiariamo e concordiamo, che di nessun esercito sarà fatta leva, per il futuro, se non dalla Rappresentanza; e che nel farne leva, che essi osservino esattamente le Leggi, ed in particolare, che essi deleghino ad ogni singola Contea, Città, Borgo o Villaggio, la leva, l'armamento, l'accordo e il pagamento della spesa, di una dovuta proporzione, secondo il numero totale del quale far leva; ed agli elettori dei Rappresentanti in ogni rispettivo luogo, sarà data piena libertà, di nominare o incaricare tutti gli ufficiali necessari ai reggimenti, alle truppe e alle compagnie, e di rimuoverli se ne vedano il motivo, riservando ai Rappresentanti la nomina e l'incarico solo per il Generale (in capo) e gli ufficiali generali; e l'ordinare, regolare, comandare tutti quanti, secondo quel servizio che sembrerà loro necessario per la sicurezza, la pace e la libertà della Repubblica.
A poiché noi abbiamo conosciuto, passando attraverso tristi esperienze, che gli uomini generalmente fanno poco o nulla per introdurre qualcosa di nuovo in un Governo che superi il loro tempo o il loro potere in posti di fiducia, al fine di introdurre un potere tirannico o arbitrario, o per rivoltare tutto in anarchia e confusione, quando non vi siano delle pene stabilite per tali crimini e offese distruttive,
XXX.
Noi di conseguenza dichiariamo e concordiamo, che non sarà nei poteri di alcun Rappresentante, in ogni modo, modificare, aggiungere o togliere qualunque parte di questo Accordo, né di distruggere i beni immobiliari degli uomini, o distruggere le proprietà, o mettere tutte le cose in comune; e se qualche Rappresentante dovesse impegnarsi, in quanto Rappresentante, a distruggere questo Accordo, ogni membro presente nel Palazzo, che non entri immediatamente o che non manifesti pubblicamente e immediatamente il suo dissenso, incorrerà nella pena dovuta all'alto tradimento, e contro di lui si procederà di conseguenza; e se qualunque persona singola, o in associazione con altri, cercherà con la forza di costringere alla distruzione di questo Accordo, ognuno di quelli che lo faranno, sarà ugualmente trattato come nel caso di tradimento.
E se qualcuno con la forza delle armi vorrà disturbare le elezioni dei Rappresentanti, quello incorrerà nella pena di sedizione; e se chiunque privo della capacità elettorale attiva o passiva, cercherà di introdursi tra quelli che la possiedono; o qualcuno dovesse comportarsi rudemente o disordinatamente, quelli saranno passibili di essere mesi in stato di accusa da una giuria istruttoria e ad una accusa di reato; e saranno multati o puniti altrimenti secondo la discrezione ed il verdetto di una giuria. E tutte le leggi fatte, o che saranno fatte, in opposizione a qualunque parte di questo Accordo, sono fin da ora rese nulle e invalidate.
Così, come accade ad un popolo libero, ringraziando Dio per questa santa occasione, e desiderosi di fare di conseguenza uso della sua Gloria, eliminando ogni schiavitù, e rimovendo ogni onere, liberando il prigioniero, e rendendo libero ogni oppresso; noi abbiamo in ogni singolo articolo sopraddetto, fatto come se fosse fatto per noi, e poiché noi abbiamo fiducia che Dio abolirà tutte le occasioni di offesa e di discordia, e produrrà la pace duratura e la prosperità di questa repubblica; e di conseguenza con sincerità di cuore e di coscienza, come alla presenza di Dio Onnipotente, diamo chiara testimonianza del nostro assoluto consenso a tutto e ad ogni parte di cui sopra, firmando di nostro pugno qui.
Dato il primo giorno di Maggio, nell'anno del Nostro Signore 1649.
John Lilburn.
William Walwyn.
Thomas Prince.
Richard Overton.
30 aprile 1649
|
Un accordo del libero popolo di Inghilterra (An agreement of the free people of
england, 1649)
|