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9^ RAPPORTO
SUL PROCESSO DI LIBERALIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA

Introduzione

Salvatore Carrubba *

* Presidente Società Libera.

Il nono rapporto sulle liberalizzazioni predisposto da Società Libera conferma e documenta il passo stentato del processo di apertura dell’economia italiana, segnata anzi da una sempre maggiore presenza dello Stato: come è illustrato nelle pagine successive, l’indicatore più imparziale di tale tendenza, ossia il peso del carico fiscale, non lascia dubbi al riguardo.
Due riflessioni sorgono spontanee alla luce del rapporto: la prima riguarda la particolare contingenza economica e finanziaria di molte economie occidentali: esse pagano ancora i costi di una crisi che, proprio in quanto espressiva di una svolta epocale, stenta a recedere e tende piuttosto ad assumere manifestazioni sempre nuove e imprevedibili. Ne risultano costantemente sconvolte le analisi degli economisti, dai quali, negli ultimi mesi abbiamo letto, allo stesso tempo, seri inviti alla cautela in ordine alla possibilità di rischi tanto deflazionistici, che inflazionistici, che stagflazionistici. Si naviga ancora a vista, insomma, mentre il mondo e la storia non stanno a guardare e rovesciano sui nostri tavoli sempre nuovi elementi di crisi, cambiamento e conflitto.
In questa situazione, come ho già scritto, è fatale il rischio che gli Stati, pur animati – come sempre – dalle migliori intenzioni, tendano sempre di più a intervenire nell’economia: per un Paese come l’Italia, storicamente propenso a tale tentazione, la tendenza potrebbe risolversi in un ulteriore calo della tensione privatizzatrice. Se ne scorgono, per esempio, già le premesse in alcune linee e dichiarazioni relative a un nuovo piano per il Sud, che sembrerebbe animato da una rinnovata fiducia nelle capacità regolatrici (e dirigistiche) dello stato che, proprio al Sud, non hanno nei decenni passati conseguito risultati brillantissimi. Per non parlare della costante difficoltà a liberalizzare nel campo delle partecipazioni municipali. La seconda riflessione riguarda il tono generale del dibattito politico italiano, all’interno del quale il tema delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni non è più, da tempo, centrale: va detto che le condizioni del dibattito pubblico italiano sono esse stesse espressione di una chiusura e di una limitazione delle opportunità di scelte dei cittadini. Questi, infatti, infastiditi – per non dire di peggio – dalla qualità del confronto, non sono più in grado di esercitare alcun controllo sulla classe politica che dovrebbe esserne espressione. Si parla per slogan, per invettive, per divisioni di campo, lasciando il cittadino inconsapevole e preda dell’influenza di chi urla di più: nei mesi a venire i referendum su scelte strategiche fondamentali rischiano di dare spazio alle istanze più conservatrici, dirigiste e, in certi casi, autenticamente oscurantiste.
Questo Rapporto, dunque, vuole fornire uno strumento per la civiltà del dibattito pubblico: senza nutrire soverchie illusioni sull’influenza che esso possa avere presso il ceto politico; ma con l’ambizione di poter rendere un servizio a fasce di opinione pubblica avvertite e preoccupate delle condizioni del confronto, la cui povertà rischia di mettere a repentaglio la stessa fiducia nei meccanismi della democrazia rappresentativa. 

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