Manifesti
Italiano |
Francese |
Inglese |
Cinese semplificato |
Cinese tradizionale |
Farsi (iraniano) |
Japanese |
Kurdish |
Portoghese |
Svedese |
Vietnamita |
Hindi |
Albanese |
Tedesco |
Arabo |
Russo |
Spagnolo |
Urdu
VII MARCIA INTERNAZIONALE
PER LA LIBERTA’
DELLE MINORANZE E DEI POPOLI OPPRESSI
PARIGI
SABATO 11 OTTOBRE 2014, ORE 14
Da la Statue de la Liberté Pont de Grenelle
a l’Esplanade du Trocadéro
L’Associazione di cultura liberale SOCIETÀ LIBERA e le COMUNITÀ DELLE
MINORANZE E DEI POPOLI OPPRESSI in esilio promuovono la VII MARCIA
INTERNAZIONALE PER LA LIBERTÀ.
Dal Tibet all’Iran, dal Turkestan Orientale al Vietnam, dal Laos all’Armenia, i
Diritti Umani sono negati in più di un quarto dei Paesi del mondo. L’Occidente
non può continuare nel suo silenzio, le istituzioni europee e noi popoli
d’Europa dobbiamo essere consapevoli che salvaguardando la libertà di tutti
difenderemo anche la nostra libertà.
Non possiamo restare indifferenti alla privazione dei diritti fondamentali di
centinaia di milioni di persone, non possiamo esprimere solo generiche
solidarietà e pacato buonismo, non basta più. Occorre dimostrare il nostro
deciso convincimento nel sostenere il diritto alle libertà e
all’autodeterminazione di tutti i Popoli.
Con questa volontà ci incontreremo a Parigi, marciando silenziosamente in difesa
dei diritti delle genti, convinti che le libertà della persona dovranno
necessariamente diventare una priorità internazionale.
Considerando che i martiri cristiani sono, purtroppo, diventati una tragedia contemporanea e fanno parte di quelle “minoranze” religiose che pagano con la vita la loro libertà di fede, Società Libera intende manifestare anche per loro, unendoli alle tante minoranze oppresse, nella consapevolezza che l’assedio alla cristianità non è soltanto l’assedio ad una fede ma è anche l’assedio ai valori germogliati dal connubio tra occidente classico e cristianesimo che hanno prodotto il mondo occidentale. L’Occidente, nella sua piena laicità, ha l’obbligo di sottolineare questo martirio sia come sacrificio di una minoranza massacrata per fede, sia come monito verso una società secolarizzata ma che crocianamente “non può che dirsi cristiana”.
|
|