Rawls John,
Liberalismo politico,
Nuova Cultura 2008, pp.208, € 12
Per la filosofia politica il 1970 ha costituito un punto di svolta. La
pubblicazione di Una teoria della giustizia di John Rawls ha segnato la
rinascita di una disciplina, il suo passaggio dallo studio dei classici a una
fase di elaborazione concettuale adeguata al mondo contemporaneo, alle esigenze
di una società complessa come la nostra. Sulla scia di questa opera è nato tutto
un genere letterario, si è aperto un dibattito culturale, filosofico e politico
appassionato e fecondo.
Dopo più di 20 anni Rawls torna in campo con questo Liberalismo politico. Esso
non costituisce solo la risposta alle innumerevoli osservazioni e critiche
suscitate dal suo lavoro ma rappresenta un originale e profondo mutamento di
rotta. L'idea della giustizia come equità, sviluppata in Una teoria della
giustizia, resta al centro del discorso, ma per essere radicalmente riformulata.
Quella che Rawls chiama una "società bene ordinata", una società stabile,
relativamente omogenea nelle sue convinzioni morali di fondo e nella quale
esiste un accordo complessivo su cosa costituisca una vita buona, viene
ripensata alla luce della effettiva realtà delle moderne società democratiche
entro le quali coesistono una pluralità di dottrine - religiose, filosofiche e
morali - inconciliabili tra loro. Anzi, proprio le libere istituzioni
incoraggiano il proliferare di questa pluralità di dottrine. Rawls si chiede:
come è possibile che una società di cittadini liberi ed eguali permanga
durevolmente nella concordia, quando si trova ad essere così profondamente
divisa al suo interno a causa della coesistenza di dottrine ragionevoli ma
incompatibili tra loro ?
La risposta prende le mosse dalla ridefinizione di "società bene ordinata". Non
si tratta più di una società unita nelle sue convinzioni morali di fondo ma
nella sua concezione politica della giustizia, e questa giustizia è al centro di
quello che Rawls chiama "un consenso per intersezione di dottrine comprensive
ragionevoli". La giustizia come equità ora viene presentata come un esempio di
questa concezione politica; il fatto che essa possa essere al centro di un
consenso per intersezione significa che può essere accettata dalle principali
dottrine religiose, filosofiche e morali che convivono entro una società bene
ordinata.
Liberalismo politico è basato sull'idea della compatibilità fra il consenso e la
convergenza sui valori politici da un lato e la varietà e la divergenza delle
nostre prospettive di valore, dei nostri impegni dall'altro. La realizzazione di
questo consenso porterebbe a compimento quel movimento di pensiero iniziato tre
secoli fa con la graduale, riluttante accettazione del principio di tolleranzae
si concluderebbe con la piena accettazione e comprensione delle moderne libertà. |
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