Angelo Panebianco, Il potere, lo stato, la libertà. La gracile costituzione della società libera
il Mulino, 2004 pp. 384, € 28,00
Quali sono le cause che rendono la società libera, nelle sue rare incarnazioni storiche, così poco libera? Perché la libertà è sempre molto più frenata, limitata, mutilata, compressa di quanto auspicato a suo tempo dai padri del liberalismo classico? Se un regime di libertà richiede che la coercizione sia ridotta al minimo - solo quella necessaria perché la mia libertà non venga da me usata per interferire con la libertà di un altro - per quali motivi questa condizione non è mai stata davvero
realizzata né ha molte probabilità di realizzarsi in futuro? La politica è molto meno addomesticabile di quanto il pensiero liberale abbia per lungo tempo dato per scontato. E quegli argini che dovevano tenerla a bada, a salvaguardia della libertà degli individui - come il mercato, la legge, il pluralismo sociale, la divisione del potere - sono strutturalmente fragili, sottoposti alla pressione e alla erosione esercitate dalla competizione per il potere e dai conflitti di identità, di cui la politica si nutre. L'insicurezza generata dalle minacce di violenza, come pure dalle lotte per le condizioni materiali di vita e per lo status, crea i presupposti di uno scambio fra obbedienza e protezione da cui dipende l'indispensabilità del potere politico, e pone vincoli insuperabili alla libertà individuale. A partire dai quesiti classici della filosofia
politica, affrontati con gli strumenti analitici delle scienze sociali, Panebianco esamina in questo libro le difficoltà del liberalismo, esplorando i meccanismi, le circostanze e le trappole politiche che contribuiscono a rendere così ampia la distanza fra libertà promessa e libertà realizzata.
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