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Giuseppe Berta, L’imprenditore. Un enigma tra economia e storia
Marsilio, 2004 pp. 128 Euro 12,00

Chi è l’imprenditore? E perchè la sua figura è così difficile da rappresentare e descrivere? Non basta dire che è il protagonista del processo economico per risolvere i problemi relativi alla sua identità. E non è sufficiente nemmeno fare di lui l’artefice dell’innovazione, come ha proposto agli inizi del Novecento il grande economista austriaco Joseph Schumpeter, per risolvere i dubbi sulla sua funzione effettiva. Il ruolo imprenditoriale, infatti sfida le definizioni e la stessa razionalità economica. Il saggio di Giuseppe Berta ripercorre due secoli di storia della cultura economica, soffermandosi sui tentativi fondamentali di analizzare i caratteri e i compiti dell’imprenditorilità. Cantillon e Say, l’economia politica classica inglese e Marshall, Schumpeter (la cui opera è una sorta di filo conduttore del libro) e Sombart, costituicono le tappe di un ragionamento che cerca di travalicare i confini delle discipline, secondo lo stile di una lettura che tende ad accomunare economia, storia, sociologia. Lungo questo percorso si affaccia anche la figura di colui che è una sorta di alter ego dell’imprenditore, il manager, qui considerato attraverso il punto di vista di quanti (da Taylor a Veblen, da Berle e Means a Burnham, da Drucker fino allo stesso Schumpeter e allo storico Alfred Chandler) hanno segnalato, nell’America del Novecento, la scena di una vasta e complessa rivoluzione manageriale destinata a cambiare i criteri di gestione della grande impresa e del capitalismo stesso.

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