Condividi |

Richard Sennett, L'uomo flessibile
Feltrinelli, 2002, pp.158 € 6,20

Si parla tanto di "capitalismo flessibile", ma non sempre si chiarisce come questa condizione agisca sulle concrete esperienze dei singoli e quanto influisca sulle biografie. Flessibilità, mobilità, rischio sono i fattori centrali del cambiamento nello scenario lavorativo contemporaneo. Finisce l'assistenzialismo, la burocrazia si riduce, l'economia si fa più dinamica, e la vita personale ne risente. Non esistono più stabilità e fedeltà all'azienda, che erano la forza del vecchio capitalismo; ora valgono incertezza, perenne innovazione, frenetico avvicendarsi di personale, ma non per questo scompaiono le forme di potere e controllo nelle disuguaglianze e nelle opportunità. Ciò provoca nei lavoratori comuni un senso di fallimento per l'incapacità di rispondere adeguatamente alle nuove sfide, mina alle radici la percezione di continuità dell'esistenza e della tradizione, erode l'integrità dell'io. Si manifesta una progressiva corrosione del carattere, le cui caratteristiche di stabilità, di durata e permanenza sono in contrasto con la dinamicità, frammentarietà e mutevolezza del capitalismo flessibile.

Elenco recensioni

 

( inizio pagina )