13 febbraio 2008
Anno VIII – n. 121
Sempre più nuovi
di V. Olita
“Dobbiamo ancora riflettere sulla nostra origine, su ciò che siamo e su dove
vogliamo andare”.
Lo scrive Ingrid Betancourt in una delle sue ultime lettere dalla prigionia.
Abbiamo riservato molta attenzione alle sue vicessitudini politiche, dal
conferimento del Premio Internazionale alla Libertà nel 2005
alla fiaccolata di Roma del 2008, in quanto esempio di un impegno politico
chiaro negli intendimenti e netto nella determinazione.
Concorrere alla carica di Presidente della Repubblica Colombiana per battere
corruzione e narcotraffico.
Un abisso se raffrontato alle alchimie della politica italiana.
In queste settimane assistiamo ad una continua martellante autoproclamazione di
nuovismo. La competizione tra schieramenti non
trova origine in chiari intendimenti di programma ma nell’astuta capacità di
affermarsi quale portatore di novità.
Allora tutto diventa nuovo.
Gli uomini, la composizione degli schieramenti, il clima politico, le
prospettive postelettorali.
Non resta altro che premiare con il voto chi rappresenta la novità più nuova.
Per quanto ci riguarda, tutto si risolve in uno stantio modo di concepire e fare
politica.
E’ vecchio lo scimmiottamento di un Sarkozy o di un Obama.
Molto vecchio l’irresponsabilità individuale dei politici.
Vecchissimo l’utilizzo di formule e slogan che elencano i problemi senza
affrontarli.
E’ intuitivo, allora, comprendere perché la nostra simpatia va ad un politico di
estrazione liberale di nome Betancourt.
Scuotersi dal pessimismo
di M. Olivotti
“Un mondo più pericoloso e meno ricco, governato da leaders disonesti, con
troppo potere e spesso incompetenti”.
Nei giorni della implosione della nostra politica, risultano illuminanti i
risultati dell’inchiesta Gallup svolta, a fine 2007, su un campione di oltre
60.000, cittadini sparsi nei cinque continenti, per il World Economic Forum di
Davos.
Sul campione intervistato su base mondiale, il 50% prevede un futuro meno sicuro
per la prossima generazione (a fronte del 25% “ottimista”); il 36% si attende
una condizione di minore prosperità rispetto al 33% di “positivi “.
Se il quadro mondiale è quello descritto, il segmento di inchiesta svolto in
Italia da Doxa mostra che il 72% degli italiani prevede un futuro meno sicuro e
il 64% meno prospero.
A livello mondiale si delinea un forte apprezzamento per intellettuali e
insegnanti che sono le categorie più “gettonate” in termini di fiducia; a parere
degli intervistati, dovrebbero avere più potere nell’indirizzare i destini
comuni ( circa il 30% per ciascuna categoria, contro il 15% medio di religiosi,
militari e politici). Ma anche su questo gli italiani mostrano uno scetticismo
estremo che dimezza l’apprezzamento manifestato dagli altri abitanti del
pianeta, apprezzamento che si riduce addirittura a 1/3 per i politici.
Pessimismo cosmico? Parrebbe proprio di si: nel nostro paese nubi dense e
minacciose si stagliano all’orizzonte!
Allora che fare?
Forse è proprio questo il momento di contribuire in modo attivo ad individuare
nuovi strumenti e nuove forme di cittadinanza e controllo, iniziando dal
richiedere una modifica profonda delle modalità di selezione dei nostri
rappresentanti.
E’ questo lo spazio operativo, cui legittimamente possono e devono aspirare
tutti i circoli intellettuali a matrice liberale, per svolgere una funzione di
stimolo e supplenza verso una classe politica che nel suo insieme è ormai
incapace di ragionare in termini di interessi generali e non di parte.
La libreria di Società Libera
di G. Pagano
Libri
Raimondo Cubeddu “ Le istituzioni e la libertà “, liberilibri, 2007 € 14
Le istituzioni e la libertà è una raccolta di saggi sulla discrepanza fra tempo
individuale e tempo delle istituzioni.
In questa era di contrazione del tempo e dello spazio, l’inadeguatezza delle
istituzioni politiche si avverte……………
[http://www.societalibera.org/it/recensioni/recensioni.htm
]
Frammento
"E'assurdo o meglio inconcludente vagheggiare un modo diverso di fare politica
con attori e mosse diverse senza tener conto che per farlo bisogna mutare le
regole che hanno creato quegli attori e predisposto quelle mosse"
Norberto Bobbio, "Il Futuro della Democrazia", Einaudi, 1984 pp. 59/60
La newsletter è stata redatta da: Fabrizio Garavaglia (Milano), Maria
Cristina Cardini (Roma), Massimo Olivotti (Milano), Giancarlo Pagano (Napoli) e
Maurizio Parisi (Roma) |
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