IL TERRITORIO E LO STATOdi Vincenzo OlitaNon se ne parla e se qualche volta succede scopriamo che tutti sono impegnati sul fronte del contrasto. La Russo Jervolino, a suo dire, silenziosamente combatte la camorra. Bassolino, il presidente della regione Calabria, quelli della Sicilia e della Puglia combattono, in televisione, le rispettive criminalità. Le forze di Polizia sgominano e sconfiggono, i Prefetti convocano riunioni, i magistrati indagano, i preti dialogano, l’opposizione scopre quel che ieri negava, i giornalisti parlano (del modello Milano?), il ministro degli Interni costruisce il partito democratico.
Intanto il crimine organizzato controlla il territorio, ormai, fino alla provincia di Frosinone.
Siamo al vincere e vinceremo. Superfluo ricordare come finì.
E noi? Noi amanti del liberalismo, noi che ci adoperiamo per l’affermazione di uno Stato (minimo) di diritto? Noi che auspichiamo la più ampia libertà individuale? Siamo diversi? Francamente No. Abbiamo fatto e detto quasi niente.
Bisogna che, con tenacia, affermiamo costantemente che siamo in presenza di due realtà. La Stato, infatti, controlla solo una parte del territorio e noi vogliamo ricordare che, in mancanza di questo presupposto, non vi è Stato. Allora, continuiamo a propugnare il liberalismo dove vi è lo Stato, ma battiamoci soprattutto per la libertà individuale dove il crimine lo ha sostituito.
PRIVATIZZAZIONI E LIBERALIZZAZIONIdi Vittorio V. AlbertiLa recente controversia sulla Telecom ha fatto riaffiorare il cosiddetto "spettro dell'IRI". Il neopresidente Guido Rossi ha affermato che non ci sarà alcuna nazionalizzazione della telefonia e che, anzi, il servizio sarà ulteriormente potenziato nella direzione del libero mercato.
E' un intento che, sul piano culturale, potrebbe definirsi liberale, ma ormai siamo stufi di questo termine che, in Italia, oltre ad aver assunto una valenza eccessivamente plastica, ha significato ben altro rispetto a ciò che in effetti vuole significare sul piano dottrinale.
Noi siamo certamente d'accordo con Rossi e non possiamo fare a meno di sottoporre all'attenzione di chi legge la differenza tra nazionalizzazione, privatizzazione e liberalizzazione.
Sono termini che se letti storicamente hanno un senso positivo o negativo a seconda dello sviluppo della società. E, dunque, se l'IRI aveva un senso positivo, in termini keynesiani, quando nacque e si sviluppò in un paese agricolo quale era l'Italia con un capitalismo larvato e da sviluppare, le liberalizzazioni sono state spesso confuse con le privatizzazioni - penso soprattutto agli anni novanta. Le liberalizzazioni - che noi auspichiamo - comportano una reale concorrenza nella fornitura dei servizi, mentre le privatizzazioni tout court rappresentano (e hanno rappresentato) il passaggio a grandi entità preesistenti che hanno cambiato nome e che, di fatto, non hanno garantito e sollecitato un giusto sviluppo della libera iniziativa e un'opportuna riforma del sistema creditizio, vera origine di molti mali di questo Paese.
LA LIBRERIA DI SOCIETA' LIBERA di Giancarlo PaganoARTICOLI: "
Il capitalismo paternalista all'italiana" di G. PENNISI
"
Concorrenza ed ordini professionali" di M. PARISI
E' attivo il blog del circolo di Roma di Società Libera all'indirizzo:
www.societaliberaroma.blogspot.comLa newsletter è stata redatta da: Vittorio V. Alberti (Roma), Paolo Avanti (Milano), Fabrizio Garavaglia (Milano), Maria Cristina Nardini (Roma), Massimo Olivotti (Milano) e Giancarlo Pagano (Napoli).