SOCIETA' LIBERA INFORMAZIONE N. 24 - 13 luglio 2001
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In coincidenza del G8 a Genova, abbiamo ritenuto opportuno pubblicare on-line al link "Il documento di..." un saggio sulla globalizzazione della Dott.ssa Flavia Monceri, dell'Università di Pisa.
* LIBRERIA
Hannah Arendt, Che cos'e' la politica?, Edizioni di Comunita', L.28.000 pp.187
Nel 1955 venne proposto ad Hannah Arendt di scrivere una Introduzione
alla politica; altri impegni pero' le impedirono di portare a termine l'opera.
Tuttavia, tra i suoi scritti inediti sono stati ritrovati materiali concernenti il progetto.
Ursula Ludz ha raccolto questi documenti e li ha ordinati alla luce dei criteri
ispiratori dell'incompiuta Introduzione, corredandoli di un commento che
restituisce con chiarezza il contesto intellettuale entro il quale erano stati concepiti.
La conclusione è che il pensiero politico della Arendt non può essere inquadrato
entro schemi tradizionali; esso è insieme idealista e realista non facendosi illusioni
sullo stato del mondo, ma nemmeno rifiutando la più sofisticata riflessione teorica.
Del resto la Arendt ha scritto in un'epoca nella quale i totalitarismi hanno devastato
la vita collettiva con i loro progetti livellatori, mortificando atrocemente la liberta'.
Ma la politica - questo il messaggio della studiosa ebrea, allieva di Heidegger - non
può prescindere dalla liberta' e dalla tolleranza perchè: " si fonda sul dato di fatto
della pluralità degli uomini".
* LA RECENSIONE
G. Pagano, a cura di, Luigi Einaudi. Il liberalismo del buon senso,
Società Libera, L.32.000, pp.151
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E-mail: fgagora@tin.it
Si tratta di una breve antologia nella quale il curatore ha inteso "sfatare il mito
dell'Einaudi antisocialista e liberista" (p.27 ) ; emerge quindi la figura di un liberale
che si occupa attentamente del fenomeno socialista, rifiuta il marxismo, difende gli
economisti liberali dall'accusa di essere liberisti, denuncia l'economia di
mercato senza freni e difende l'intervento statale in chiave di riequilibrio.
L'essersi occupato di socialismo consente ad Einaudi di confrontarsi con i
maggiori esponenti del socialismo liberale del suo tempo; cio' lo ha reso più
attento ai problemi di politica sociale e smentisce i giudizi di chi lo ha
definito "liberista puro" e "fautore di un'economia di mercato pura".
Sicché è proprio dall'analisi dei brani scelti da Pagano su questi temi che
emerge solido il pensiero liberale di Einaudi, niente affatto "incoerente" e
"contraddittorio" come lo si è voluto presentare nel corso degli anni. Per non
commettere il medesimo errore, allora, Pagano consiglia il lettore di "munirsi di
una buona bussola, strumento indispensabile per chi voglia prendere il largo
nel vasto mare einaudiano" (p.5) al fine di ricercare quelle "idee madri" alle
quali Einaudi è sempre rimasto fedele. Una di esse, costante nel suo pensiero,
è "la bellezza della lotta" intesa come antagonismo, diversità di opinioni,
che inducono al "progresso spirituale e materiale" (p.9).
Ed è in quest'ottica che Einaudi apprezza il fenomeno socialista difendendolo
e distinguendolo dal marxismo, che invece avversa, e i brani proposti in
questa antologia sono, in tal senso, assai chiarificatori.
Nelle sue analisi, infatti, l'economista piemontese parte sempre dalla
realtà concreta contestando aspramente i dottrinari e puntualizzando
l'importanza dell'interdipendenza dei fenomeni sociali per la comprensione e
lo studio dei vari problemi di natura politica ed economica; un principio
metodologico, questo, che gli ha consentito di godere di una prospettiva
privilegiata per la comprensione dei più svariati problemi.
Maria Rosaria Fascia
* ECOFORUM
Questo Forum, l'ultimo prima delle vacanze, è particolarmente ricco di interventi.
Cominciamo, allora, col segnalare quello del nostro moderatore, Giuseppe Vatri,
che riprende il discorso sul G8, chiedendosi se "il popolo di Seattle" possa o meno
qualificarsi liberale.
La sua risposta è interessante, anche perchè non del tutto ovvia: la protesta
anti-globalizzazione è un processo dinamico dove, paradossalmente,
coloro "che hanno la pancia piena", cioè gli abitanti dei paesi ricchi ed evoluti
criticano le condizioni del loro stesso benessere. Protestano, quindi, contro la libertà
dei commerci e contro quella tecnologia che consentirebbe ai paesi più poveri e
derelitti di aspirare ad una vita migliore e più dignitosa.
C'è poi una richiesta bibliografica di Alessandro Bernocchi che chiede informazioni
sulla politica liberale negli anni dell'Unità; rispondono Vatri e Pagano, indicando una
serie di lavori utili per chi voglia approfondire l'argomento.
Segue un lungo messaggio di Quarto molto critico sull'Europa di Maastricht; un
"mito - dice - che i mass-media cercano di inculcare nella mente degli italiani". La
sua tesi, infatti, è che non esiste alcuna fondata ragione per la quale l'Italia debba far
parte del consesso europeo, poichè quella comunitaria si configura come una
costruzione centralista ed economicamente gestita secondo il modello pianificato.
"L'ideale autenticamente liberale che noi europei dovremmo cercare di realizzare" -
prosegue Quarto - è invece "quello di un' Europa unita che si occupasse solo di
liberalizzare i commerci, evitando di creare nuove leggi, nuovi regolamenti restrittivi
e nuove direttive, spesso minuziose, che limitano pesantemente le libertà dei cittadini".
In un suo successivo intervento ribadisce l'idea e accusa duramente lo Stato
fiscale e burocratico che con la sua voracità sottrae costantemente risorse alle
comunità locali.
Il dibattito prosegue con un'intervento di Bordignon che si domanda quanto ancora
la tassazione successoria soddisfi il criterio di giustizia distributiva e il principio delle
"pari opportunità". Interviene Riccardo Lodi facendo suoi alcuni argomenti tratti dalle
riflessioni di liberali inglesi: il principio delle pari opportunità non può essere rispettato
se a pochi privilegiati è consentito il godimento di beni o di proprietà che essi non hanno
contribuito a produrre. Sicchè la tassazione va considerata come la soluzione volta a
riequilibrare la distribuzione della ricchezza.
Ribatte Vatri sottolineando un punto, a suo giudizio, fondamentale: l'egualitarismo
livellatore che presiede alla formula delle pari opportunità e' accettabile in un sistema
liberale? E poi - prosegue - occorrerebbe valutare se una tassazione del genere abbia
ancora valore, dal momento che essa fu concepita quando il concetto di ricchezza trovava espressione nel possesso di beni prevalentemente immobiliari. A questa considerazione
se ne aggiunge un'altra non meno importante: oggi i ricchi realizzano lauti guadagni sopratutto
in forma finanziaria, diversamente dalla maggioranza dei meno ricchi ancora legati al
vecchio modello economico della ricchezza immobiliare. Sicchè si deve concludere che
l'imposta di successione colpisce fondamentalmente le classi medie e inferiori,
"ridistribuendo tra non si sa chi".
Nicola Bordignon aggiunge che la tassa di successione è anche iniqua poiche' penalizza
i soli patrimoni immobiliari."Di fatto - conclude - la tassa di successione è un'altra tassa
patrimoniale ed ogni autentico liberale dovrebbe essere contrario ad ogni tipo di tassa
patrimoniale (o di possesso)".
Segue un intervento di Prospero che invita a rivedere la storia d'Italia negli anni cruciali
dell'Unità, sopratutto a proposito del vecchio problema delle armi.
Poi Vatri riprende la sua riflessione sul G8 sottolineando quanto sia importante
il tema della libertà di informazione e di espressione su Internet. Cosa importantissima
dal momento che: " Tutto il mondo...cerca di mettere museruole... Per fortuna
che, oltre a pochi innamorati della libertà....ci sono i ragazzacci di Genova-Seattle,
innamorati della comunicazione" e nemici giurati di tutti i controllori telematici.
Alessandro Bernocchi ritiene, invece, che sia il caso di dissentire e di rifutare le
posizioni estremiste del "popolo di Seattle", da lui ritenuto un insieme di "abili manipolatori
dei media" che a Genova "sfasceranno il maggior numero di vetrine e di beni" in nome
di ambigue e vaghissime teorie.
C'è poi un importante messaggio di Vivona che annuncia la prossima costituzione di un
nuovo soggetto politico liberale, autonomo rispetto ai due schieramenti di destra e di
sinistra; il suo fine sarebbe quello di riunire e coordinare tutte le anime del liberalismo
italiano.
Ancora Vatri prosegue nella sua ricerca delle ragioni del "popolo di Seattle", e questa
volta lo fa puntando il dito sul MAI (Mutual Agreement on Investment), un pacchetto di
diritti-garanzie per le imprese che investono in un paese estero. Il MAI - commenta Vatri -
è oggetto di una forte opposizione ovunque; se attuato, di fatto porrebbe le imprese
multinazionali in condizioni di spadroneggiare senza controllo nelle economie dei paesi più
deboli.
L'ultimo intervento è di Bernocchi che invita a non difendere acriticamente il "popolo di
Seattle"; al suo interno, infatti, albergherebbe una buona fetta di estremismo di sinistra ora
riciclatosi strategicamente nella campagna anti-globalizzazione.
* IL FRAMMENTO
" Pensare è facile, agire è difficile, agire secondo il proprio pensiero è
quanto di più difficile ci sia al mondo". (J.W.Goethe)
da: J. Freund, Che cos'e' la politica?, a cura di Consuelo Angiò,
Ideazione Editrice, Roma, 2001 p.61
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*COMUNICAZIONE
Il prossimo numero di Societa' Libera Informazione e' previsto per il 15 settembre.
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