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SOCIETA' LIBERA INFORMAZIONE N. 18 - 29 MARZO 2001

E' OPERATIVO IL PORTALE ITALIANO SUL LIBERALISMO:
www.societalibera.org

* AGENDA

PARMA - mercoledì 11 aprile ore 17,00 Convegno sul processo di liberalizzazione della Società italiana.
PREMIO BRUNO LEONI - Società Libera ha istituito un premio, dedicato allo studioso
scomparso nel 1967, per una tesi di dottorato sul liberalismo.
Il bando è disponibile sul nostro sito internet.

* LIBRERIA

Coscienza Storica, Rivista di studi per una nuova tradizione, organo
del Centro di Studi Storici Umanistici e Sociali per la Calabria,
Lungro (Cosenza) C. Marco Editore, n.1 2001

Coscienza storica è una rivista di respiro internazionale che si propone
di interpretare, in termini liberali, le questioni più importanti del
nostro tempo facendo ricorso ad un forte e solido nucleo di valori
umanistici. Uno strumento di grande vitalità che potenzia l'azione
della casa editrice diretta da Costantino
Marco; un'imprenditore che ha fatto della sua vocazione di studioso il
cavallo di battaglia per l'affermazione e la diffusione della cultura
liberaldemocratica nella difficile terra di Calabria.

* RECENSIONE

Luigi Compagna - E. Cuomo, La democrazia dei liberali, Giappichelli,
Torino, 2000 pp. 256 L.38.000

Liberalismo e democrazia, assieme a socialismo e comunismo,
sono le etichette che hanno fissato i termini della lotta politica
negli ultimi due secoli. Non deve meravigliare, quindi, se nella
seconda metà del XIX secolo l'ideale liberale e quello democratico
sono confluiti l'uno nell'altro confondendosi.
L'abbraccio, però, attenuando i rispettivi confini, ha finito con
l'ingenerare attribuzioni oscillanti e diverse. Alcuni, a cominciare da
Tocqueville, hanno evidenziato, ad esempio, quanto il desiderio di
libertà fosse estraneo alla concezione democratica fondata
sull'eguaglianza. Altri autori invece hanno elevato la libertà a principio
fondante della democrazia; è il caso di Hans Kelsen per il quale è il
"valore della libertà e non quello della eguaglianza a determinare, in
primo luogo, l'idea di democrazia".
Ora queste vistose fluttuazioni, per le quali dalla inconciliabilità si
passa addirittura alla coincidenza fra liberalismo e democrazia, possono
lasciare perplessi e indurre a credere che non vi sia alcun accordo in materia.
Ma non è così poiché le diverse interpretazioni tendono tutte ad evidenziare
un tratto fondamentale: cioè che la libertà, pur essendo il requisito costitutivo
della liberaldemocrazia, non lo è affatto della sola democrazia. Detto altrimenti:
mentre la libertà liberale può stare senza la libertà democratica, la libertà
democratica non può fare a meno della libertà liberale.
La democrazia, quindi, non può esistere senza il liberalismo, a meno che
non voglia proporsi come una "dittatura della maggioranza". D'altro canto, però
anche un liberalismo che non si traducesse in democrazia avrebbe difficoltà ad
essere preso sul serio. E il motivo lo ha chiarito assai bene Guido De Ruggiero
nella sua Storia del liberalismo europeo, quando ha scritto che: "Non appena il
liberalismo sorpassa lo stadio feudale e ripudia il concetto di libertà come
privilegio o monopolio tradizionale di pochi, per assumere quello di una libertà
come diritto comune, almeno potenzialmente, a tutti, esso è già sulla stessa
strada della democrazia".
Di qui, dunque, l'impegno profuso in questa antologia. Si tratta del tentativo -
dicono gli Autori - di ricomporre : "se non una trama, una scaletta di quello che fu,
dal punto di vista liberale, il tormentato incontrarsi, distinguersi, avvicinarsi,
allontanarsi di liberalismo e democrazia" .(p.XI)

*ECOFORUM

Cominciamo col segnalare un messaggio inviato da Manzo,
Presidente del Circolo di Foggia, che informa sui futuri
programmi del gruppo.
Segue poi una sequenza di interventi, scaturiti da
un richiamo di Riccardo Lodi, circa lo stato miserevole del
nostro sistema educativo di cui egli fornisce una brevissima sintesi:
il 95% delle risorse destinate al solo pagamento degli stipendi,
un corpo docente di cui solo il 13% è stato assunto tramite
regolare concorso, un'organizzazione scolastica che penalizza
la "vocazione" all'insegnamento e premia la deresponsabilizzazione.
Infine, una riforma che produrrà solo danni. Sicchè - conclude Lodi -
Società Libera non può trascurare di intraprendere un'azione decisa e
mirata sul versante educativo. E invita tutti al confronto per mettere a
punto uno schema alternativo che possa rappresentare la base
per più impegnative elaborazioni. "Abbiamo le potenzialità -
dice - per far uscire un progetto che ci renda quantomeno fieri
del lavoro intrapreso".
Segue Masero che dichiara di concordare pienamente con Lodi,
sottolineando quanto sia importante mantenersi fuori dalla mischia
politica poichè - dice - è bene non aspettarsi nulla dai futuri governi.
Interviene di nuovo Lodi, aggiungendo che proprio questa condizione
di imparzialità consente a Società Libera di lavorare serenamente
senza che le sue energie intellettuali finiscano imprigionate in
mortificanti logiche di schieramento.
Interviene Vatri con un significativo messaggio
dal titolo " Facciamo fuori la scuola di stato". Infatti, una scuola che
non rende (923.000 insegnanti, più di uno per dieci alunni) e che
costa tantissimo (sui 100.000 miliardi anno per 8.700.000 alunni,
poco meno di dodici milioni/anno per alunno), impone senz'altro una
"domanda radicale": Lo Stato deve occuparsi dell'istruzione?
La sua risposta non lascia adito a dubbi: " Non è scritto da alcuna parte
che il fornitore di tale servizio debba essere lo stato". Meglio
sarebbe adottare la soluzione dei campus americani che a parità di
costo assicurano un' efficienza infinitamente superiore. Ma anche sul
versante dei contenuti lo Stato dovrebbe fare marcia indietro per essere
sostituito dalla contrattazione privata che, più flessibile, : " condurrebbe
ad adattamenti dei contenuti molto più rapidi e precisi...[...] , oltreché
garantire una istruzione completa".
Tuttavia - prosegue Vatri - resta aperta la delicata questione dell'istruzione
"minima"; questa va garantita a tutti, anche se tale garanzia può configurarsi
come imposizione? E se sì, essa è davvero in grado di assicurare la formazione
di base dei futuri cittadini?
Risponde Lodi che ritiene "giusto, giustificabile ed assolutamente
inevitabile obbligare i più giovani a frequentare le scuole, almeno fino ai 16
anni", anche se ciò si pone in contrasto con un certo ideale di libertà e di
autonomia; il giovane - prosegue Lodi - non può che trarre vantaggio da
una sana azione di indirizzo che ne incanali la dirompente vitalità. Questo -
ovviamente - non significa che l'istruzione debba essere per forza impartita
dalla scuola istituzionale, pubblica o privata, che sia. Nulla, infatti, vieta ad un
"precettore" o ad una madre particolarmente colta e sensibile, di far meglio
di un insegnante. "L'importante è il risultato".
Ribatte Vatri che ricorre ad argomenti hayekiani. Secondo lui affermare
che la scuola sia peggiorata è estremamente fuorviante; il fatto importante
è un'altro e cioè che essa si è semplicemente auto-adattata per far fronte al
cambiamento. Se le cose stanno così diventa allora assai difficile capire quale
scuola occorra costruire per stare al passo con i tempi. L'umana ignoranza
richiama la nostra attenzione sulla difficoltà di costruire intenzionalmente.
"Io credo - scrive Vatri - che in termini di libertà, dobbiamo essere molto attenti
a tali progettazioni, perché finiremmo con il tornare a versioni nuove delle vecchie
scuole dalle belle forme e dai ragazzini in fila all'uscita". E si domanda se sia
proprio necessario programmare la scuola; la soluzione migliore sarebbe quella
di lasciare il sistema educativo libero di auto-organizzarsi per consentire la libera
discussione-contrattazione tra fornitori di servizi scolastici (scuola) e acquirenti di
servizi scolastici (alunni). " La libera contrattazione - conclude - è vincente: ognuno
scelga per quello che ritiene meglio".
Lodi replica per nulla convinto dagli argomenti di Vatri.
Questa la sua tesi: la libera discussione-contrattazione fra fornitori ed acquirenti di
servizi scolastici eliminerebbe ogni vincolo trasformando gli alunni in tanti
piccoli ed esigenti consumatori. Ragionare in termini di mercato però
presuppone che ognuno di essi sia in grado, sempre e comunque, di compiere
scelte razionali in merito al loro futuro; il che, evidentemente, non è.
Perciò - dice - "continuo a credere che certe regole di condotta debbano
essere date". E poi questa soluzione lascerebbe aperto il fondamentale problema
di come insegnare ai giovani i valori fondamentali che rendono possibile la
convivenza.
Segue, infine, a cura di Avanti, un breve resoconto della presentazione a Milano
dell'ultimo libro di Raimondo Cubeddu, Politica e certezza, recensito sul numero
17 del nostro Bollettino. Questi, in breve, i punti toccati da Cubeddu e riportati
da Avanti. In passato la politica ha saputo offrire risposte significative
ai cittadini, riuscendo a mantenere entro limiti accettabili il tasso di "certezza"
nel sistema politico. Oggi però le cose sono cambiate e la politica si
mostra incapace di fornire soluzioni appropriate per una società in rapida
trasformazione. La quasi totale responsabilità di questa inefficienza della
politica sta nella eccessiva ed ingombrante presenza dello Stato che
occupa spazi dai quali dovrebbe, invece, ritirarsi. La Scuola liberale
austriaca - ha spiegato Cubeddu - è quella che ha saputo individuare
la formula più efficace per contrastare l'avanzata del Leviatano essendo
riuscita a formulare una critica basata su una diversa e innovativa
teoria dell'azione umana.

* IL FRAMMENTO

"Siamo dei moderni che vogliamo godere ciascuno dei propri diritti,
sviluppare ciascuno le proprie facoltà come meglio ci sembra senza
nuocere agli altri, vegliare sullo sviluppo di queste facoltà nei fanciulli
che la natura affida al nostro affetto tanto più illuminato quanto più è
vivo. Non abbiamo bisogno dell'autorità se non per ottenere gli
strumenti generali di istruzione che può fornire, come i viaggiatori
accettano da essa le grandi strade senza farsi dirigere nel cammino da
seguire".

da: B. Constant, Discorso sulla libertà degli antichi paragonata a
quella dei moderni, cit. da L. Compagna - E. Cuomo, La Democrazia
dei Liberali, Giappichelli, Torino, 2000, p.125

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