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"Società Libera informazione" N. 9 - 5 ottobre 2000

* AGENDA  
ROMA: - 17 ottobre - Consiglio Direttivo   
ROMA: - 18 ottobre, ore 21.00 - Incontro degli aderenti a Società Libera - Via dei Prefetti, 17   
ROMA: - 28 ottobre, ore 11.30 - Presentazione alla stampa del " 1° Rapporto sul processo di liberalizzazione della società italiana" - Residenza di Ripetta - Via di Ripetta, 231 
ROMA: - 28 ottobre - 1^ Convention di Società Libera - Incontro tra Consiglio Direttivo, Comitato Scientifico, Circoli ed Iscritti su "Bilancio e prospettive dell'Associazione". 
* LIBRERIA
Amartya Sen, Etica ed economia, Laterza, Roma-Bari, 2000 L.20.000
Sen dimostra quanto sia stata ampia la separazione tra economia ed etica, un distacco che ha rappresentato forse le principale carenza della teoria economica contemporanea. La sua tesi è semplice e per nulla sconosciuta ai grandi economisti liberali da Adam Smith in poi: in pratica Sen sostiene che il comportamento effettivo degli esseri umani e'fortemente influenzato da considerazioni di natura etica.
Perciò un'economia che voglia essere rispettosa delle altrui libertà, oltre che più produttiva e aderente ai fatti, non può non tener conto delle questioni di carattere etico che sempre informano il comportamento e il giudizio umani.
Richard Sennett, L'uomo flessibile, Feltrinelli, Milano, 2000 L.38.000 
Il fatto che questo libro sia alla sua quarta edizione e che sia dedicato a Isaiah Berlin, uno dei massimi esponenti della cultura liberale contemporanea,la dice lunga sull'identità culturale dell'autore,professore di sociologia alla London School of Economics e alla New York University. 
Sennett evidenzia in questo lavoro quanto le nuove parole d'ordine della nostra economia, flessibilita', mobilita' e rischio, stiano pian piano indebolendo la solidità della vita collettiva. Sostituendo, infatti,l'incertezza alla stabilita',la perenne innovazione alle pratiche consolidate, l'avvicendarsi frenetico del personale alla fedelta' nei confronti della propria azienda,la trionfante economia di mercato finisce col minare alla base il senso di continuità dell'esistenza indebolendo i legami di fiducia e quei riferimenti essenziali per la formazione delle singole personalita'.

* LA RECENSIONE
G. Cazzola - C. Collicelli, Welfare "fai da te", Catanzaro, Rubbettino, 2000 L. 20.000
Già Tocqueville, nel suo celebre lavoro sulla Democrazia in America (1840), avvertiva che la democrazia "non conosce l'arte di essere economa" semplicemente perché il suo sovrano - il popolo che si esprime come maggioranza - non soltanto è composto dalla parte meno ricca della nazione ma è anche quello che fa le leggi. Sicchè bisogna concludere che le leggi sono fatte dai meno agiati per i meno agiati. Non deve meravigliare perciò che il denaro dei contribuenti venga per lo più speso per soddisfare i bisogni delle classi medie al fine di diffondere quanto più benessere sia possibile. Il governo democratico - conclude Toqueville - è per sua stessa natura un governo tutt'altro che a buon mercato.
Sono osservazioni, queste del grande pensatore francese, della massima importanza poichè indicano che tutti i governi democratici soggiacciono ad un imperativo sociologico: la tendenza a superare i limiti di spesa.
Se a queste considerazioni aggiungiamo quelle di Bertrand de Jouvenel svolte in quel suo splendido libro che è Potere (1911), circa la sicurezza sociale, ci rendiamo conto di quanto gli uomini siano propensi a favorire la crescita dello stato protettore, dispotico e soffocante oltre che inefficiente.
Giuliano Cazzola e Carla Collicelli confermano tutto ciò con cifre, statistiche e percentuali dimostrando così la bontà delle analisi di Tocqueville e De Jouvenel. Il welfare state italiano, la montagna di ghiaccio che naviga alla deriva, mettendo in pericolo gli equilibri economici del paese si propone con le sue cifre; una spesa pubblica destinata alle politiche sociali il cui ammontare è: "...a fare cifra tonda, la bellezza di 500 mila miliardi di lire all'anno in Italia, pari ad un quarto del prodotto nazionale". "Sono questi gli effetti - chiariscono gli autori -[...] di un "modello di solidarietà" pesante, strutturato, oneroso ed intessuto di ordinamenti burocratici, dominato dalla mano pubblica e sostenuto, in larga misura, dal finanziamento di natura fiscale e contributiva…" (cit.pp.13-14).Giancarlo Pagano

* ECOFORUM
Il dibattito prosegue nel Forum delle proposte dove, a proposito dei "Liberali in buona fede", si è discusso di come sia possibile tradurre i contenuti liberali in messaggi accessibili alla gente comune. Il dubbio, sottolineato dagli interlocutori, è che il nostro paese sia pieno di tanti "liberali in buona fede", privi però di quello strumentario concettuale e teorico che possa porli a riparo dalle pressioni e dalle manipolazioni esterne. 
Il dibattito si è poi spostato su un'altra domanda fondamentale: visto che i liberali "nell'attualità non ci sono", cioè non prendono parte alla concreta vita di tutti i giorni facendo sentire forte la loro presenza, come possono diventare "attuali"? Ancora una volta si è risposto: con l'aiuto della sociologia. In pratica, i liberali devono avvicinarsi alla gente comune e non restare riflessione di élite.
Per far ciò - si è detto - occorre capire come funziona la vita collettiva e perchè le persone spesso si comportano in maniera diversa da alcuni canoni che i liberali ritengono ovvi e scontati. Un primo spunto è stato che la gente comune, angustiata dalle difficoltà economiche del momento,è più portata ad interessarsi della sicurezza che della libertà.
L'invito degli interlocutori è di porre maggiore attenzione ai problemi concreti e stimolare in tutti noi una maggiore sensibilità sociologica.
La discussione è proseguita ad opera del nostro moderatore che è intervenuto più volte sul rapporto tra sicurezza e libertà; la sicurezza - ha osservato Giuseppe Vatri - si costruisce proprio tramite la libertà, cioè tramite una condizione del tutto in contrasto con l'azione diretta dello Stato. Ha poi aggiunto che - in fondo - l'antinomia libertà/sicurezza è inesistente poichè è lo stesso stato, in quanto dotato di potere coercitivo, ad essere artefice dell' insicurezza; in altri termini la macchina statale userebbe il suo immenso potere per creare quella insicurezza che poi si adopera a contrastare per farsi desiderare e accettare.
Una tesi, la sua, assai stimolante e perciò degna di essere discussa più ampiamente.
Va poi segnalato il documento inviato da Vincenzo Olita che anticipa alcuni contenuti della prima Convention di Società Libera (Roma 28 ottobre).
Il documento contiene alcune tracce importanti in merito alle quali sarebbe opportuno si sviluppasse il dibattito nel Forum.
- Lo scarso significato del termine liberale che non sembra più essere in grado di connotare alcunchè; - La necessità di riprendere la riflessione sulla possibilità di coniugare libertà e sicurezza; - L'esigenza di un'azione che tenga più conto degli imperativi sociali e meno delle teorie e delle filosofie; - Infine il richiamo ideale: Società Libera come propulsore per la creazione di una Comunità culturale "di gente libera, non in quanto liberale, ma intellettualmente libera, con una forte determinazione nel partecipare ad una avventura culturale lucida e moderna, al di là di convenienze e conformismi vecchi e nuovi, liberali e non".

* IL FRAMMENTO
"In qualunque tipo di società viva, nessun imprenditore combina ed organizza gli elementi, i fattori della produzione, se non ha fiducia, se non ha sicurezza, se corre troppi rischi, se le prospettive di vendere ciò che ha prodotto vengono a mancare.
La produzione, la quale è una combinazione di elementi produttivi, la quale consiste nel far funzionare e cooperare insieme ciò che per se stesso è diviso, non è un fatto materiale, è invece sovratutto un fatto spirituale".
da: L. Einaudi, Ma non occorrono decenni.... "Il giornale d'Italia", (22 agosto 1943) ora in Il buongoverno, a cura di Ernesto Rossi, Laterza, Bari, 1973 pp. 307 - 310]

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