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Redatto da un gruppo di lavoro del Comitato Scientifico di Società Libera, il documento è stato presentato al Convegno, Napoli 16 novembre 2011 - Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, di preparazione della Conferenza ONU di New York “Diritti Umani – Diritto alla Città”

MANIFESTO LIBERALE PER LA CITTÀ

La Carta Liberale per la Città si riconosce nei seguenti principi fondativi:

Individualismo etico: la persona va intesa come un fine in sé, unica fonte di rivendicazione morale legittima; perciò, non può essere riconosciuto alcun valore intrinseco, indipendente e autonomo ad altre entità, quali gruppi, collettivi, classi e comunità. In questa prospettiva, lo stato è uno strumento che può entrare in gioco solo per essere al servizio degli individui ed ove questi ultimi non siano in grado di risolvere autonomamente i loro problemi.

Libertà negativa (principio del danno e pluralismo): la libertà individuale è la garanzia fondamentale che le istituzioni devono assicurare a tutti. Ad ogni individuo deve essere riconosciuto un diritto fondamentale alla “libertà negativa”, compatibile con il medesimo diritto riconosciuto ad altri: l’espressione “libertà negativa” individua quell’idea di libertà, interpretata in termini di non-impedimento e non-interferenza, che ricomprende le libertà di esprimersi, associarsi, detenere proprietà privata, consumare, intraprendere, contrattare. È qui implicita l’idea che ciascuno può perseguire liberamente la propria “concezione della vita buona”, purché consenta anche agli altri di fare altrettanto e senza arrecare loro danni diretti e tangibili. Il pluralismo delle concezioni del bene è, in quest’ottica, un aspetto provvidenziale di una società veramente aperta.

Stato limitato: le norme (che lo stato è legittimato ad emanare per proteggere le libertà individuali ed evitare danni reciproci) devono soddisfare due requisiti fondamentali. Il primo è l’imparzialità delle regole del gioco: le norme devono essere “generali” e “astratte”. Il secondo requisito è rappresentato dalla stabilità e prevedibilità di funzionamento del sistema regolativo complessivamente inteso. In sintesi, lo stato deve agire sia per leges, sia sub lege.

Nel considerare la città un vero e proprio laboratorio di libertà, in quanto, se per un verso le sue dinamiche implicano complessi processi decisionali, per l’altro consentono di affinare le competenze di cittadinanza attiva, IL MOVIMENTO DI OPINIONE “SOCIETÀ LIBERA” AUSPICA UNA POLITICA URBANA LIBERALE, incentrata sia sull’identificazione di ‘vincoli sul modo di produrre vincoli’ (ossia, requisiti procedurali che qualunque amministrazione pubblica locale dovrebbe soddisfare nel varare norme urbanistiche), sia sull’individuazione di “regole/politiche concrete” (ossia, provvedimenti sostantivi e specifici che si ritiene un’amministrazione pubblica dovrebbe adottare) E PROPONE LE SEGUENTI POLITICHE RITENUTE PRIORITARIE.

La città per l’uomo

1. L’uomo deve essere il fine delle politiche urbane, mentre la città costituirne il mezzo attraverso cui sostenere le persone nella loro vita, offrendo loro la possibilità di raggiungere autonomamente i propri scopi come meglio credono e fornendo loro supporto quando necessario. La città deve essere pensata per l’uomo e non viceversa. L’uomo, la sua libertà e creatività sono l’unica vera risorsa.

2. La città da sempre incarna il concetto di complessità e di ricchezza culturale. Oggi però l’emblema è l’entropia generata dalla incapacità a gestire la complessità. Occorre mettere in circolo i saperi per adeguare la città, in crisi, al mutamento della società sempre più interetnica.

3. L’intervento sulle città non può essere soggetto ad alcuna politica o approccio disciplinare che, “imponendo limitazioni e restrizioni che si estendono ad ogni sorta di possibilità (comprese quelle intellettuali) e agli stessi rapporti interpersonali, commettano l’errore di voler sostituire un’idea, del tutto soggettiva e parziale, di ordine urbano alla complessità e vitalità d’uso che danno alle parti di una città struttura e forma appropriate”.

4. Nella costruzione della città liberale, l’interesse pubblico che deve essere più protetto è la garanzia delle libertà individuali.

Tutela dei diritti e modalità di intervento

5. Nel corso dell’Ottocento il diritto di costruire su un terreno di proprietà venne progressivamente limitato con una serie di motivazioni: non soltanto quelle dirette a regolamentare la produzione delle case in quanto bene di mercato o destinate a rendere le costruzioni compatibili tra loro, ma, anche, disposizioni dettate dal programma di migliorare le condizioni di vita secondo i criteri dei pianificatori. Queste ultime norme vanno abolite se ingiustificate.

6. Le regole dovrebbero essere prevalentemente di tipo negativo, ossia volte esclusivamente ad escludere i danni (diretti e tangibili) che l’uso di un suolo potrebbe provocare ad altri. La libertà di costruire deve venire di nuovo assicurata a tutti – perché in Europa il possesso della casa è condizione di cittadinanza e libertà del cittadino – e ciò deve avvenire con strumenti più simili a regolamenti edilizi che a piani regolatori, e in grado di recuperare la plurisecolare conoscenza che si era depositata in essi. Tutti abbiamo infatti sperimentato come le regole dei pianificatori moderni, che quel tipo di strumenti hanno sempre criticato, abbiano invece prodotto periferie anonime e invivibili, impedendo il libero esercizio del diritto di costruire e trasferendolo progressivamente dall’iniziativa dei singoli a quella di pochi imprenditori edilizi, che oggi monopolizzano il mercato.

7. È necessario superare la pianificazione urbanistica basata sullo “zoning”, non soltanto per il perseguimento di un equilibrato mix funzionale nelle diverse parti della città, con l’assicurazione insieme alla sostenibilità sociale e ambientale anche di rilevanti effetti positivi sul sistema della mobilità, ma soprattutto per la più ampia tutela degli interessi diffusi e il conseguente superamento del nefasto intreccio politica/affari.

8. Il tessuto urbano, in grado di rispondere al mutamento sociale, deve poter poggiare su una serie di funzioni nuove che favoriscano il dialogo, la crescita comune, la comunicazione e la coesistenza nel rispetto delle diversità. “L’architettura del dialogo deve essere la ricapitalizzazione delle Diversità, soprattutto di quelle che rappresentano valori positivi”.

9. La nano scienza e le tecnologie relative devono costituire il recupero dell’occasione precedentemente mancata di contribuire alla realizzazione di un sistema integrato di servizi innovativi. Le nanotecnologie sono la chiave per l’ottimizzazione dell’uso delle risorse naturali, per la drastica riduzione della produzione di inquinanti, per la tutela del diritto alla salute, per favorire l’accesso a beni e servizi.

10. Avvicinare la produzione e la fruizione dei beni, servizi, relazioni, informazioni, mediante l’organizzazione reticolare dell’architettura del dialogo e usufruendo delle potenzialità delle tecnologie più avanzate, significa abbattere il vincolo delle prossimità spaziali e produrre un circuito virtuoso che riconnette i vari livelli di intervento in un unico disegno: significa affrontare la crisi urbana attraverso la trasformazione genetica e culturale della società.

11. Il sistema della mobilità deve consentire la più ampia libertà di scambio d’idee, di servizi, di capacità, di personale e di merci. Affinché ciò avvenga è necessario affrontare e risolvere le criticità mediante interventi di razionalizzazione e potenziamento, privilegiando la sperimentazione di nuovi e alternativi modelli organizzativi, quale lo Shared Space che, per effetto dell’assenza di segnaletica, esalta la responsabilità individuale degli utilizzatori (automobilisti, ciclisti e pedoni) in quanto costretti ad una continua negoziazione tra loro dei propri movimenti.

12. La mobilità non deve generare costi illegittimi a terzi, né ambientali né economici. Nessun sussidio né vincolo di sorta deve riguardare la fornitura di servizi di trasporto collettivi. La fornitura di infrastrutture di trasporto, stradali o ferroviarie dovrà essere affidata, per quanto possibile, a meccanismi “di club”, in cui gli utenti potenziali decidano di sobbarcarsene i costi e di godere dei benefici (tasse di scopo negoziate localmente). Va favorito il più ampio spazio per l’innovazione tecnologica nel perseguimento di obiettivi di sviluppo sostenibile, con particolare riferimento all’impatto dei servizi digitali sulla mobilità e, conseguentemente, sull’inquinamento e sui consumi energetici.

Separazione netta del ruolo pubblico da quello privato

13. Il soggetto pubblico e il soggetto privato non dovrebbero negoziare o contrattare alcunché in relazione allo sviluppo urbano, né agire congiuntamente tramite forme partenariali. Ognuno dovrebbe svolgere autonomamente il ruolo che gli è proprio.

14. L’ideale della sussidiarietà implica che debbano farsi carico delle esigenze degli individui, partendo dal basso, le realtà sociali o istituzionali più adatte per il compito in questione, e che si possa distinguere tra sussidiarietà verticale e sussidiarietà orizzontale; è soprattutto quest’ultima che va incentivata.

15. L’impiego del “diritto privato” va incentivato, sia ampliandone lo spazio d’azione, sia introducendo nuovi istituti giuridici. Affinché ciò sia possibile è necessario lasciare il massimo spazio a forme private di regolazione degli usi dello spazio e di fornitura di servizi comuni (comunità contrattuali private), costituite da gruppi di individui che si aggregano volontariamente e in grado di autogestirsi.