L'Europa e il futuro della politica
PRESENTAZIONE
Vincenzo Olita
Nell'introdurre questo convegno voglio innanzitutto ringraziare l'istituzione che, insieme a Società Libera, ha promosso questo evento culturale: la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Napoli "Federico II", e tutto l'Ateneo nel suo complesso.
Noi crediamo che il tema che abbiamo prescelto sia tra i più attuali e, al tempo stesso, tra i più interessanti da affrontare.Il processo di integrazione tra gli Stati dell'Unione europea e il futuro stesso della politica in questo continente richiedono, infatti, profondi ripensamenti.
L'affermazione dell'ideale europeista ha consentito di raggiungere l'obiettivo di trasformare popoli e Stati, in strettissimi alleati, tesi alla conservazione della convivenza e al perseguimento dello sviluppo. Oggi questo processo, però, sembra giunto ad una svolta.
Le recenti decisioni, prese negli ultimi vertici dai capi di Stato e di Governo dei Paesi membri dell'Unione, sembrano aver impresso un'accelerazione forse decisiva verso l'unione politica.
Tutto ciò dischiude la porta a scenari nuovi ed affascinanti sul piano istituzionale, politico ed economico.
Ma è anche vero che il periodo storico, all'interno, del quale questo processo si inserisce, è caratterizzato da molteplici elementi di incertezza e dal venir meno di diversi punti fermi che producono non poche criticità.
Gli avvenimenti che hanno concluso il secolo sono talmente rilevanti da costringerci ad uno sforzo molto significativo per elaborare nuove indicazioni sulle quali costruire l'azione politica del prossimo futuro.
L'affievolirsi delle ideologie ha innescato un periodo di transizione i cui sviluppi sono ancora lontani dall'essere completamente chiari e definibili.
Sulla base di queste considerazioni, Società Libera ha avvertito l'esigenza di interrogarsi sui diversi aspetti che caratterizzano questa fase della politica europea, soprattutto con l'intento di focalizzare i problemi e le domande che il processo di integrazione, da un lato, e il fenomeno della globalizzazione, dall'altro, presentano.
Riteniamo, infatti, che in presenza di rilevanti novità sia sempre importante, prima ancora che tentare di fornire delle risposte, magari emotive e affrettate, chiarire e definire con precisione quali siano gli interrogativi che questi fenomeni sollevano e quali potranno emergere nei prossimi anni.
Ecco la necessità di individuare alcuni ambiti di indagine che tengano conto di questa interazione, sempre più stretta, tra fenomeni politici ed economici.
Nella prima sessione, dedicata a Sovranità, diritti umani e costituzione europea, credo che verranno sviluppate delle riflessioni sulle implicazioni che il processo di integrazione europea comporta rispetto alle classiche tematiche dei diritti e della sovranità.
Un concetto già di per sé in crisi come quello di sovranità è ancora utile per fondare la Costituzione di un futuro Stato sovrannazionale come l'Unione europea?
La Carta dei Diritti può essere considerata come l'embrione di una vera e propria Carta costituzionale all'interno della quale collocare tutte le conquiste di civiltà giuridica raggiunte dalle democrazie del vecchio continente? E ancora, il notevole allargamento dei confini dell'Unione, problema dell'immediato futuro, in che modo ed entro quali limiti può essere considerato compatibile con la salvaguardia di una comunanza storica, culturale ed economica su cui fondare un'entità politica nuova e rilevante come l'Unione europea?
Questi sono solo alcuni degli interrogativi che il tema proposto suscita e che i relatori ci aiuteranno a meglio focalizzare e razionalizzare.
La seconda sessione, incentrata su "Tecnocrazia e democrazia: oltre la destra e la sinistra?", costituisce un'utile occasione per riflettere sull'attualità di alcune categorie del pensiero e dell'agire politico.
La crisi della rappresentanza, le difficoltà che la politica incontra nel fornire ai cittadini prospettive in grado di suscitare entusiasmi razionali e consapevoli, la necessità di individuare nuovi meccanismi istituzionali, capaci di governare i mutamenti che stiamo attraversando, sono circostanze che impongono l'elaborazione di una nuova teorizzazione dei rapporti tra il cittadino e lo Stato, tra governanti e governati, tra istituzioni e meccanismi di aggregazione del consenso.
Legittimazione democratica delle istituzioni e fondamento tecnocratico delle decisioni pubbliche possono rappresentare due modi alternativi e talvolta inconciliabili di organizzare il potere.
Ma la realtà quotidiana ci indica che una delle sfide del prossimo futuro sarà quella di individuare inevitabili elementi di tecnocrazia compatibili con il metodo democratico e con una sostanziale partecipazione dei cittadini alle scelte politiche.
Questa esigenza è resa ancora più forte proprio dalla caduta di tanti miti del ventesimo secolo, sulle cui rovine è ora necessario trovare, pragmaticamente, obiettivi politici in grado di restituire ai popoli europei un minimo di idealità nella costruzione del proprio futuro. In questo senso sembra urgente interrogarsi sull'attualità del significato, lessicale e sostanziale, di due termini come destra e sinistra che, di fronte alle trasformazioni in atto, spesso tendono a confondersi, ad omologarsi.
Nella terza sessione, con il tema "Mercato globale, federalismo e spazio della politica", abbiamo voluto concentrare l'attenzione sul rapporto intercorrente tra il fenomeno della globalizzazione, la struttura organizzativa dello Stato e gli ambiti di manovra dell'elaborazione politica, nella convinzione che i nuovi strumenti economici e tecnologici richiedano risposte nuove e adeguate da parte delle istituzioni.
Un'economia, che sempre meno tiene conto della dimensione nazionale delle istituzioni e della politica, richiede un approccio diverso dal passato e, allo stesso tempo, le democrazie continentali sono chiamate ad uno sforzo di elaborazione di nuove forme di collaborazione per evitare di essere travolte dalla competizione internazionale.
A questa considerazione si lega anche il senso della tavola rotonda conclusiva su "Politica e sviluppo nell'Europa delle regioni", in cui si potrà riflettere su un'idea di Europa, considerata più come un insieme di territori, tra loro più o meno omogenei, che non come un insieme di Stati. Un'Europa capace di impostare una politica che assicuri sviluppo per le proprie aree meno favorite e proporsi come protagonista nella competizione internazionale.
Considerando tutte queste tematiche voglio sottolineare come questo convegno si colleghi idealmente con quello organizzato a Milano da Società Libera nel 1999, incentrato sui rapporti tra liberalismo e democrazia, i cui atti abbiamo raccolti nel volume La libertà dei moderni tra liberalismo e democrazia.
La riflessione sulla nascita ed evoluzione della tradizione Liberale e di quella Democratica mise in luce le differenze di fondo che intercorrono tra i due filoni di pensiero, differenze talvolta estremamente marcate quanto a principi ispiratori e obiettivi da perseguire. Ma, al tempo stesso, non si mancò di sottolineare come liberalismo e democrazia abbiano rappresentato, nel secolo appena trascorso, un binomio decisivo per la sconfitta storica di tutti i totalitarismi.
In quest'ottica, questo convegno rappresenta un coerente proseguimento di quelle riflessioni: il tentativo di focalizzare le domande che l'età contemporanea propone, cercando di fornire non tanto impossibili risposte certe e definitive, quanto di impostare un possibile percorso attraverso il quale l'elaborazione teorica possa fornire qualche strumento valido alla politica e all'economia.
Del resto, questo intendimento si inserisce a pieno titolo nelle ragioni di fondo che si trovano alla base dell'esistenza di un'associazione come Società Libera.
La nostra vuole essere una sfida culturale all'apatia e al conformismo che sembrano caratterizzare questo momento, segni distintivi di una sfiducia nei confronti sia dei consueti modi intendere la politica, sia della capacità di quest'ultima di elaborare progetti di ampio respiro nei quali ci si possa riconoscere.
Diventa, perciò, sempre più cruciale il momento dell'approfondimento culturale, perché solo dalla ricerca, dallo scambio intellettuale e dal libero confronto delle idee è possibile che scaturiscano nuovi orizzonti dell'azione politica, non certo da classi politiche che sembrano dedite soprattutto a piccole risse e interessate alla quotidianità di una politica sempre più politicante.
Il compito che si propone Società Libera è proprio quello di approfondire e promuovere la conoscenza del liberalismo, che vogliamo intendere "come teoria morale della libertà e della responsabilità della persona, e come teoria politica delle istituzioni che stanno alla base della vita civile ed economica, nella convinzione che è soltanto da regole morali e da istituzioni salde che può derivare la condivisione degli ideali liberali".
Questa è l'idea di fondo che anima le iniziative di Società Libera, tra le quali vorrei ricordare in particolare la mostra itinerante "Il cammino della libertà", attraverso la quale abbiamo inteso trasmettere, soprattutto ai giovani, il senso di una storia affascinante e complessa come l'idea di libertà, attraverso uno strumento diverso ed inconsueto per questo genere di argomenti.
In conclusione voglio sintetizzare lo spirito che ha animato l'ideazione di questo convegno attraverso le parole di Ralf Dahrendorf: "la libertà ha bisogno di cambiamento, di innovazione e di un certo senso di intraprendenza; la rigidità, il ristagno, la sclerosi sono nemici della libertà".
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